RONCHI DEI LEGIONARI – E’ stata inagurata sabato 28 Aprile, nella sala espositiva della sede dell’associazione Leali delle Notizie, la personale di Adriano Gon. Inserita nel ciclo “Arte e Territorio”, sostenuto dal contributo della Banca di credito cooperativo di Turriaco e promossa dall’associazione culturale Leali delle Notizie, la mostra rimarrà aperta sino al 26 maggio con i seguenti orari: mercoledì dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19, giovedì e venerdì dalle 17 alle 19, sabato dalle 10 alle 12.

La presentazione di Enrico Colussi.
Con la mostra “Refused Dregs” Adriano Gon propone un discorso sulla plastica e sui suoi utilizzi alternativi rispetto a quelli cui siamo abituati oggi.
Le idee di Adriano sono chiare e illuminanti: l’artista ha raccolto la plastica per farla diventare un oggetto nuovo, grazie alla sua arte e al suo entusiasmo nel manipolare gli oggetti. L’oggetto in plastica è un’opera d’arte, una cosa da ammirare e da amare e non più una cosa usa e getta. Adriano ha usato parole chiave con la stessa iniziale: rifiutare, reinventare, ricominciare, riusare, riempire, rinascere, riciclare, ripensare.
La mostra si sviluppa su diversi livelli.
Adriano ha preso gli oggetti in plastica di tutti i giorni, li ha guardati, li ha analizzati e alla fine li ha riempiti con gesso e alabastro, spargendoli su supporti di metallo. Ne è nato un lavoro sorprendente: questi contenitori senza contenuto assumono forme nuove, sono oggetti privati del loro contesto e della loro funzionalità che diventano oggetti diversi e puri. Ed è anche divertente, e fa parte del gioco ideato da Adriano, quello di mettersi lì a cercare di capire che cosa erano questi oggetti, prima di essere trasformati dall’artista.
Un’altro momento della mostra è scandito dalle buste in plastica riempite dai fondi di caffè: mi hanno fatto venire in mente subito due cose, che la polvere del caffè veniva usata sin dall’antica Mesopotamia per indovinare il futuro e in Turchia ancora oggi la caffeomanzia è molto popolare: ci sono questi caffeomanti che controllano i fondi e dicono al bevitore di caffè quale sarà il suo avvenire. I residuati del caffè poi mi fanno venire in mente un’altra cosa, di quando mio nonno, che aveva fatto l’operaio ed era anche contadino, li usava per fertilizzare e purificare i campi. I caffeomanti e i contadini studiano questi scarti che non servono più a nessuno e ne intuiscono il significato e la potenzialità e li usano per predire e per ricreare il futuro.
Un altro settore della mostra è riservato alle scatole luminose (lighting boxes) che raccolgono i fogli di carta carbone di vecchie macchine da scrivere. Le macchine da scrivere non vengono più usate e non vengono più usate neppure le carte carbone. Sono anch’essi degli scarti, ma hanno ancora qualcosa da dire e dicono qualcosa di nuovo. Sottolineate dalla luce, ci sono tutte le parole che quelle persone hanno scritto. Chissà che fine hanno fatto quelle persone. Le loro parole invece sappiamo dove sono, sono qui e le vediamo in controluce. Sono anche questi scarti che vivono una nuova, inedita vita. Mi piace anche il fatto che Adriano abbia usato proprio un oggetto che si chiama carta carbone. Il carbone era il combustibile più importante, una volta, era il motore e l’energia di un mondo antico, che oggi ha trovato nuovi propulsori, come il petrolio che è oggi il nostro motore della vita e che è un altro combustibile fossile che inquina e non sa smaterializzarsi.

Comunicato Stampa