“Gabriele Lavia ritorna allo Stabile regionale con il suo attesissimo “Il sogno di un uomo ridicolo” di Dostoevskij, una profonda riflessione del grande scrittore russo sulla condizione umana, con cui si è più volte confrontato durante la sua carriera. Una grande prova d’attore e di regia che chiude la stagione dello Stabile nel segno dell’intersecarsi dei linguaggi teatrali e narrativi. Lo spettacolo replica alla Sala Bartoli da giovedì 3 maggio a domenica 20 maggio per la stagione Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia”.
«Il destino ultimo dell’uomo è quello di realizzare una completa comunione con gli altri uomini e può avvenire soltanto attraverso l’annullamento della propria individualità e l’amore per il prossimo. Dostoevskij vede nell’individualità l’origine e la causa dello spirito di separazione che c’è tra gli uomini e che ha trasformato la Terra in un sottosuolo» dice Gabriele Lavia a proposito del suo lavoro su “Il sogno di un uomo ridicolo”, una profonda riflessione del grande scrittore russo sulla condizione umana, con cui si è più volte confrontato durante la sua carriera.
Lo spettacolo approda alla Sala Bartoli per un lungo periodo di repliche e debutta giovedì 3 maggio alle ore 21, ultimo appuntamento del cartellone “Prosa” del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
«La prima volta lo lessi a degli amici a 18 anni e ancora non ero un attore; oggi è passata una vita e “Il sogno” è quasi un’ossessione» commenta. Ma è un’ossessione che continua a calamitare il pubblico, a emozionarlo attraverso la perfetta interpretazione di Lavia. Un’interpretazione tale che Maurizio Porro, sulle colonne del Corriere della Sera, ha scritto «Sentire Lavia in questa performance è un’esperienza estetica e morale, che arricchisce (…) che evoca, seduce, affabula, manda in analisi…».
“Il sogno di un uomo ridicolo” è dunque molto atteso allo Stabile, che con Gabriele Lavia ha un legame significativo: ha creato per lo Stabile regionale opere importanti come “Il Pellicano” di Strindberg, o il “Riccardo III” shakespeariano e vi è ritornato con letture registiche raffinate e prove memorabili. In questa occasione lo spettacolo – di produzione –segna un momento significativo nella linea di ricerca espressa nelle ultime stagioni, intrecciando i linguaggi specifici del teatro alle induzioni fornite dalla grande letteratura e dai suoi autori.
Ed ecco allora Fëdor Dostoevskij ed il suo racconto datato 1876, ma percettivo, antesignano. Ed ecco un Maestro come Gabriele Lavia e la sua capacità di sostanziare quelle intuizioni, di dare loro corpo e voce su un palcoscenico coperto di terriccio, un “misterioso nulla” in cui echeggia straziante la questione dell’infelicità dell’uomo, del perché il mondo sembri essersi condannato alla sofferenza, auto recluso in una metaforica “camicia di forza” che impedisce ogni buona azione. Le assonanze di ciò con le inquietudini di oggi, sono fra i motivi che spingono Gabriele Lavia a ritornare sul testo: «(…) per riaffermare con forza come l’indifferenza, la corruzione e la degenerazione non possano essere le condizioni di vita della nostra società».
Inserito inizialmente nel “Diario di uno scrittore”, il racconto fantastico s’incentra sulla storia di un uomo “ridicolo”, un escluso, abbandonato da tutti, che nel mondo vede solo livore, solitudine, indifferenza. A 46 anni, decide che si ucciderà: prepara l’arma per spararsi ma non trova, sera dopo sera, il coraggio per compiere quell’atto. Davanti alla sofferenza di una bambina, un giorno, prova compassione, ma ancora una volta non cede e si rifugia nel suo intento suicida: con la pistola sul cuore però si addormenta e sogna. Sogna di essersi ucciso e di essere giunto in un pianeta puro e innocente dove finalmente nessuno lo addita come “ridicolo”. Sarà però la sua presenza a corrompere quel mondo contaminandolo con la violenza e i difetti della società da cui proviene. La solidarietà e l’amore sono allora il segreto per dissipare l’infelicità ed è questa la rivelazione di Dostoevskij: una “vecchia verità” che con amarezza l’uomo sembra condannato a enunciare vanamente.
“Il sogno di un uomo ridicolo” di Fëdor Dostoevskij è diretto da Gabriele Lavia. Ne è protagonista Gabriele Lavia. L’altro interprete è Lorenzo Terenzi. Il suono è di Riccardo Benassi, firma le luci Michelangelo Vitullo. È una produzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
“Il sogno di un uomo ridicolo” va in scena da giovedì 3 maggio alle ore 21 alla Sala Bartoli per il cartellone “Prosa” del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Le repliche si terranno fino a domenica 20 maggio: di martedì e venerdì alle 19.30, mercoledì giovedì e sabato alle ore 21, domenica alle 17.
I biglietti per lo spettacolo sono ancora disponibili presso tutti i punti vendita del Teatro Stabile regionale e anche attraverso il sito www.ilrossetti.it.