E’ stata presentata ufficialmente oggi “Maurizio Frullani – Iter in fabula”, la mostra che sarà possibile ammirare all’AIM – Alinari Image Museum dal 31 maggio al 31 agosto e di cui ci hanno parlato la curatrice della mostra Annamaria Castellan e Giacomo Frullani, figlio dell’autore e co-curatore.
La mostra con cui Alinari saluta Trieste è un omaggio a Maurizio Frullani, fotografo isontino -originario di Ronchi dei Legionari- che ha saputo unire la fotografia alla sua anima di grande viaggiatore, trasformando la prima in uno strumento di ricerca e conoscenza dei luoghi da lui visitati.
L’esposizione si snoderà infatti attraverso vari progetti fotografici di Frullani, realizzati in varie parti del mondo, per una retrospettiva che in totale conta più di 50 fotografie. Grande il focus sui viaggi del fotografo in Oriente e lungo la Via della Seta, con i passaggi in Afghanistan, Yemen, India documentati da progetti come “Sherazade” o “Sulla strada del Raga”. Fino ad arrivare agli anni passati in Eritrea, da cui deriva il progetto “Massawa”. Passi di un percorso partito dalla sua passione musicale (come nel progetto indiano co ritratti di musicisti e liutai) ma che diventa presto documentazione nel senso più ampio del termine, mostrando scorci di vita di paesi così diversi, spesso avvolti in una profonda povertà eppure ancora con una forte dignità umana che dai ritratti di Frullani traspare pienamente.
Ampio spazio verrà dato al progetto “Santi, miti e leggende”, con cui Frullani reinterpreta miti e leggende di diverse popolazioni con un taglio postmoderno, visionario ma denso d’ironia. Progetto che si potrà ammirare nei quadri di grandi dimensione (più di un metro) stampati dallo stesso Frullani, così come dall’autore stesso arrivano anche le cornici delle fotografie degli altri progetti: sono infatti state cercate da Frullani nel corso degli anni presso rigattieri e antiquari.
Ad accompagnare le oltre cinquanta fotografie sarà un video dedicato al progetto “Ritratti degli artisti del Friuli-Venezia Giulia”, in cui Frullani ha ritratto oltre trecento artisti della nostra regione nei loro laboratori o nelle loro case.
La conferenza stampa è stata anche l’occasione per ribadire come “Iter in fabula” sia la mostra con cui Alinari saluta Trieste e per fare chiarezza su un tema -quello della chiusura di AIM dopo solo tre anni- su cui finora le informazioni sono state frammentarie. Il presidente di Alinari Claudio De Polo ha voluto quindi ripercorrere le tappe che hanno portato ad AIM, per una storia che parte molto prima di quanto si possa pensare. L’idea di un museo che mostrasse la fotografia in modo moderno è stata suggerita ad Alinari da Carlo Azeglio Ciampi, che già nei primi anni 2000 era proiettato verso la condivisione dei contenuti culturali attraverso le nuove tecnologie di rete. I primi contatti con il Comune di Trieste si hanno già nel 2004, con lo stanziamento di fondi e la promessa di uno spazio dedicato a tale idea. Spazio che però ancora oggi rimane nello stato di cantiere aperto.
Nel corso degli anni Alinari ha continuato a lavorare sulla sua parte dell’accordo, completando la digitalizzazione del suo archivio, ed è allora che è iniziata la ricerca di una location adatta ad ospitarlo. La scelta finale dei locali attualmente utilizzati all’interno del castello di San Giusto è stata tanto affascinante quanto da subito fonte di problemi. Innanzitutto per la formula di vendita dei biglietti, che obbligano il visitatore a pagare anche l’ingresso alle mura del castello, non prevedendo un corridoio d’ingresso al solo museo. E in secondo luogo per la strategia di pubblicità e marketing, di cui -secondo De Polo- avrebbe dovuto occuparsi il Comune di Trieste ma che si è dimostrata poco efficace, se non quasi nulla.
Nei tre anni di permanenza dell’AIM a Trieste le cose non sono cambiate, anzi se possibile i rapporti si sono rarefatti, quasi come se alla città non interessasse davvero la presenza di un polo culturale di tale importanza e la vedesse come un corpo estraneo, mal tollerato. Una sempre maggiore distanza che ha portato quest’anno alla disdetta del contratto da parte di Alinari, atto unilaterale che ha ricevuto critiche anche feroci dalla stampa locale ma che è stata motivata da De Polo in quanto “altrettanto unilaterali sono state le numerose richieste che Alinari ha rivolto al Comune affinché adottasse adeguate iniziative promozionali, di comunicazione, di marketing, di revisione dei prezzi del biglietto, a sostegno dell’AIM a San Giusto. Richieste che, nonostante le promesse bilaterali, non hanno avuto alcun riscontro”.
Non ci sono al momento risposte ufficiali da parte del Comune, e questo non aiuta nel fare chiarezza su una questione da cui -in ultima analisi- ad uscirne sconfitta è Trieste stessa, che perde un polo fotografico che per qualità dei contenuti, quantità di esposizioni e modernità delle proposte si è dimostrata un’eccellenza a livello nazionale.
Luca Valenta / ©Instart