TORNANO A CASARSA, IN UNA NUOVA EDIZIONE,
I “TURCS” DI PASOLINI
SABATO 25 MAGGIO NELLA CHIESA DI SANTA CROCE (GLISIÙT)
LA PRESENTAZIONE IN ANTEPRIMA NAZIONALE DELLA NUOVA TIRATURA DEL DRAMMA PASOLINIANO
“I TURCS TAL FRIÙL” UNO DEI CAPOLAVORI DEL ‘900, CURATA DA GIORGIO AGAMBEN PER I TIPI DI QUODLIBET, CHE INAUGURA UNA NUOVA COLLANA DI POESIA IN DIALETTO DAL TITOLO “ARDILUT” DUE LE TRADUZIONI DEL TESTO IN ITALIANO: UNA LETTERALE, IN PROSA, CURATA DA GRAZIELLA CHIARCOSSI, E UNA IN VERSI LIBERI, AFFIDATA AL POETA FRIULANO IVAN CRICO NELL’INCONTRO DI CASARSA, ORGANIZZATO DAL CENTRO STUDI PASOLINI, NE PARLERANNO AGAMBEN E CRICO, CON LETTURE AFFIDATE ALL’ATTORE LUCA ALTAVILLA
Sarà la Chiesa di Santa Croce (Glisiùt) di Casarsa a fare da ideale e toccante cornice sabato 25 maggio, alle 18, per la presentazione in anteprima della nuova edizione del dramma teatrale “I Turcs tal Friùl”, uno dei grandi capolavori del Novecento da riscoprire, nel quale Pasolini che all’epoca aveva soltanto 22 anni, narra il Friuli devastato dalla guerra evocando le terribili invasioni del 1499). L’editore Quodlibet, grazie alla curatela di Giorgio Agamben, lo ha mandato in stampa come opera prima di una nuova collana dedicata alla poesia in dialetto che porta proprio il nome di “Ardilut”, il simbolo ideato da Pasolini per lo Stroligùt della sua “Academiuta di lenga furlana”.
Nell’incontro organizzato dal Centro Studi Pasolini e condotto da Mario Brandolin, ne parlerà in prima persona lo stesso Agamben, pensatore ed intellettuale tra i più acuti del panorama contemporaneo, vincitore nel 2018 del Premio Nonino “Maestro del nostro tempo”, insieme a Ivan Crico, poeta friulano al quale è stata affidata una nuova traduzione italiana del testo, in versi liberi, proposta dal volume insieme a quella letterale, in prosa, curata da Graziella Chiarcossi, che ha anche rivisto la grafìa proposta nelle precedenti edizioni. La voce che porgerà al pubblico le parole pasoliniane dei “Tùrcs”, alla presenza della sindaca Lavinia Clarotto, dell’assessora regionale alla Cultura Tiziana Gibelli e del presidente della Filologica Friulana Federico Vicario, sarà quella dell’attore Luca Altavilla.
Pasolini scrisse i “Turcs” a Versuta nel maggio del 1944, giusto 75 anni fa, sotto il pericolo dei bombardamenti che attanagliavano il Friuli, ispirandosi ad un altro fatto storico che aveva sconvolto la terra friulana alcuni secoli prima, ovvero la tragica invasione, nel 1499, delle sanguinarie orde turchesche provenienti dai Balcani. L’ispirazione del poeta si appuntò proprio sull’epigrafe che si trova tuttora nella Chiesa di Santa Croce, nella quale i Camerari Matia de Montico e Zuane Coluso si impegnavano ad erigere una chiesa dedicata alla Beata Vergine quale voto per lo scampato pericolo, che aveva vista risparmiata Casarsa dalla distruzione toccata invece ai paesi limitrofi.
Se ne trova già traccia in una lettera del novembre 1945 a Gianfranco D’Aronco: “Di teatro ho scritto una commedia in un atto ‘La Morteana’ (…) e un dramma ‘I Turcs tal Friul’. Il primo verrà prossimamente recitato dalla mia piccola Compagnia dell’Academiuta, qui a Casarsa; il secondo, che è forse la miglior cosa che io abbia scritto in friulano, giace in un cassetto e vi giacerà non so per quanto.” In effetti questo straordinario testo teatrale ha visto la luce solo dopo la morte dell’autore, nel 1976, per volontà di Luigi Ciceri, nella prima rappresentazione pubblica avvenuta a Venezia nel novembre di quell’anno. Successivamente l’opera è stata pubblicata nel 1995 dalla Società Filologica Friulana a cura di Andreina Nicoloso Ciceri in occasione dell’allestimento prodotto dal Teatro dell’Elfo e dal Teatro Stabile del Fvgper la regia di Elio De Capitani, nella memorabile interpretazione di Lucilla Morlacchi con le musiche di Giovanna Marini. Nel 2001 il testo dei “Turcs” viene ancora riproposto nel volume dedicato al Teatro neI Meridiano pubblicato da Mondadori per la curatela di Walter Siti e Silvia De Laude.
Nella sua prefazione, Agamben ricorda che “Sotto l’apparenza di un’evocazione storica, è tutto il mondo di Pasolini che “I Turchi in Friuli” mette in scena in un inestricabile ordito di elementi personali (i protagonisti portano lo stesso cognome della madre Susanna Colussi) e motivi ideali: l’appassionata fede religiosa e la rivolta contro la Chiesa, l’amore per la vita e la fascinazione per la morte (l’uccisione di Meni Colùs alla fine del dramma sembra annunciare quella di Guido solo un anno dopo), l’impegno nell’azione e la fuga nella preghiera”.
Info: www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it
comunicato stampa