ore 21,40 Teatro Nuovo Giovanni da Udine

The Odd Family: Zombi on Sale (La strana famiglia: Zombie in svendita) di Lee Min-jae

L’alba dei morti dementi (Shaun of the Dead) sorge anche in Corea del Sud. Risate a crepapelle per una zombie-commedia irresistibile dall’umorismo surreale e ultra-pop dai colori sgargianti. A Poongsan, località sperduta della Corea profonda, vive di espedienti una strampalata, disfunzionale famiglia di truffatori, un tempo gestori di un’isolata stazione di servizio, sopravvivono truffando gli automobilisti di passaggio. Nel prologo veniamo informati che a causa di falliti esperimenti per un nuovo farmaco nella zona si è diffuso un virus che uccide e trasforma in morti viventi.

L’azienda farmaceutica per liberarsi dei cadaveri delle cavie umane sottoposte al disastroso test, li ha sepolti clandestinamente e alla bell’e meglio in fusti di metallo.

Da uno di quest’ultimi vediamo sorgere un giovane non morto che fin da subito invece di ispirarci timore e repulsione ci è subito simpatico. Il cadavere vivente con la tipica andatura comincia il suo vagabondare. Lentamente giunge al villaggio di Poongsan; le persone che incontra non hanno la minima paura di lui anzi lo scansano e lo deridono considerandolo un barbone alcolizzato. Perfino i bambini lo sbeffeggiano.

Fin da subito le gag e i momenti esilaranti si susseguono senza soluzione di continuità. Davvero divertente il confronto con il cane pazzo del villaggio che lo insegue per sbranarlo. Una comicità tutto sommato semplice e puerile ma sempre di grande effetto soprattutto per le grandi trovate registiche che prevedono stacchi ravvicinati, fuori-scena e un montaggio dal ritmo forsennato. Vengono in mente i momenti più ispirati della comicità di Takeshi “Beat” Kitano.

Infine, lo zombi incontra la famiglia della stazione di servizio, morde la testa dell’anziano pater familias. Quest’ultimo, però, invece di trasformarsi a propria volta in uno Zombi, ringiovanisce e riacquista la forza virile. La famiglia fiuta immediatamente l’affare così, a pagamento, convoca tutti i vecchietti del villaggio che accorrono per farsi mordere e gioire della riacquistata energia.

Il paradiso dei maschi però si trasforma ben presto in un inferno perché ad un certo punto , si compie la più tradizionale delle zombi apocalypse e i morsicati si trasformano davvero in mostri affamati di carne umana. Il giovane zombi untore sembra preferire il cavolo cappuccio che gli viene dato dalla ragazzina della famiglia di truffatori che si è innamorata di lui.

Inutile spiegare tutte le ingarbugliate virate della trama e le trovate umoristiche di fatto quando il contagio sembra dilagare in tutto il mondo la strampalata famiglia trova un bizzarro antidoto in quello che sembra uno straniante episodio della serie The Walking Dead corretto al 25° dietilamide dell’acido lisergico.

Molto efficace la colonna sonora che contribuisce in modo determinante al tono scanzonato della messa in scena. Perfettamente in parte i caratteristi compresa l’attrice Um Ji-Won, presente alla proiezione, che ha incantato il pubblico in sala con la sua straordinaria ed esotica bellezza e la sua simpatia.

Presente tra gli spettatori anche il regista della pellicola Lee min-jae che si è profondamente commosso per l’autentica, meritata, lunga ovazione che il Giovanni da Udine gli ha dedicato. Pochi film occidentali sono in grado di strappare tante risate genuine come questo diamante pazzo coreano. Nel suo genere uno dei film più belli visti fin ora al Feff.

0re 23,50 Teatro Nuovo Giovanni da Udine

Fly by Night (Volo di notte) di Zahir Omar (Malesia 2018)

Presentata in pompa magna come l’opera prima di uno dei più grandi registi asiatici di action del futuro, la pellicola tradisce fin da subito le aspettative,ivelandosi un prodotto cinematografico non all’altezza della sua fama quasi del tutto. La vicenda narrata, inizialmente basata sulle malefatte e sui ricatti di una banda di taxisti abusivi nel traffico di Kuala Lumpur, in seguito si complica in un’inestricabile, disequilibrata trama che vede il confondersi di più linee narrative.

Il regista sembra ad un certo punto non riuscire a gestire con sufficiente efficacia il pur buono materiale narrativo a disposizione e i personaggi. Per non farci mancare niente, ci troviamo alle prese con piccoli truffatori che sognano di fare il grande salto nella malavita; spietate e vendicative femmes fatales, spietati poliziotti torturatori, maniaci, assassini a colpi di martello e via di seguito in una galleria di caratteri, anzi di scure maschere carnevalesche che appartengono più al gabinetto delle cere di madame Tussaud che al Grand Guignol.

Il film stradaiolo e straccione soprattutto nei primi quaranta minuti, sembra girato e montato, con il freno a mano tirato, con inutili tempi morti di cui non si vede la necessità. Molto buoni alcuni classici inseguimenti in moto e in macchina nel caos del traffico cittadino e le sequenze con esplosioni di violenza inaudita.

Il fatto che in Malesia sia molto difficile girare e confezionare una pellicola e vederla distribuire nelle sale, non giustifica l’insipienza di certe sequenze e la superficialità di certe scelte estetiche. Si fa sentire anche la mancanza di quella particolare forma di ironia che è un elemento essenziale dell’action asiatico di matrice Hongkongese cui la pellicola si ispira.

Di sicuro impatto, invece, la colonna sonora e il lavoro sound back carpet. Non è il caso di sopravvalutare dei talenti che cominciano solo ora a far vedere quanto valgono come Zahir Omar sicuramente dotato ma il suo film migliore è ancora consegnato al tempo a venire, il resto è solo chiacchiera d’anticipazione. Nessun Taxi Driver per il momento nel traffico della capitale malese.

© Flaviano Bosco per instArt