ore 14,30 Cinema Centrale

– Reservoir Dogs (Le iene-Cani da rapina) di Quentin Tarantino (Usa 1992)

ore 16,30 Cinema Centrale

– City on Fire di Ringo Lam (Hong Kong 1987)

In spasmodica attesa dell’imminente nuovo film di Tarantino dall’evocativo titolo di Once Upon a time in Hollywood, in tutte le sale dal prossimo luglio, e in ricordo del grandissimo cineasta di Hong Kong, recentemente scomparso, Ringo Lam (1955-2018) il Feff ha deciso per un omaggio incrociato e duplice ad entrambi gli autori, proiettando, una di seguito all’altra, due loro opere magistrali, straordinariamente significative per la diffusione del cinema action asiatico in Occidente e grande fonte di ispirazione per quest’ultimo.

Nel 1992 quando uscì sul grande schermo Reservoir Dogs, a tutt’oggi la pellicola con la maggiore compattezza narrativa del regista americano, il mondo della settima arte accusò decisamente il colpo. Iniziava una nuova era del cinema d’azione con un potente travaso adrenalinico e creativo dal cinema underground exploitation a quello mainstream. Di certo i canoni del cinema di genere ne furono scossi e sconvolti. Nel bene e nel male esiste una linea di demarcazione molto netta nel cinema contemporaneo che segna inequivocabilmente un tempo cronologico, prima e dopo Le iene di Tarantino. Allo stesso modo la dichiarata fonte di ispirazione di Tarantino, City of Fire di Ringo Lam del 1987 rappresentò un punto d’arrivo per la cosiddetta ala realistica della New Wave del cinema di Hong Kong.

Sul raffronto critico-analitico tra i due film si sono scritti i proverbiali fiumi d’inchiostro con varie pretestuose e infondate accuse di plagio da una parte e cervellotiche divagazioni dall’altro.

Come scrive intelligentemente Tim Youngs nel Catalogo del festival (pag. 60) si tratta in realtà di due opere profondamente diverse e, viste oggi dopo tanti anni, a gioco fermo e a mente fredda, le radicali differenze si notano eccome. A conti fatti le due pellicole non potrebbero essere più disuguali pur nella loro specularità e reciprocità, come due lati della stessa medaglia, come il giorno e la notte.

Si è insistito moltissimo sulle concordanze e ricorrenze di scelte narrative e sequenze comuni ai due film tanto che è proprio inutile ricordarle ancora una volta in questa sede, è forse più utile riflettere su particolari meno noti o più raramente ricordati.

Solo un breve accenno alla trama di entrambi. Le iene racconta dei preparativi e degli esiti di una rapina, che non si vede, ad una gioielleria finita nel modo peggiore da parte di una banda mal assortita di incalliti balordi nella quale si è infiltrato un poliziotto. City of Fire racconta della vita di un bizzarro agente sotto copertura della polizia di Hong Kong che, dopo varie operazioni, trova la morte dopo che la banda nella quale si era infiltrato fallisce in modo clamoroso una rapina ad una gioielleria.

Certo, ci sono delle evidenti contiguità in alcuni momenti ma l’intento dei rispettivi autori è diametralmente opposto. Il regista americano punta la sua attenzione su una messa in scena a tratti claustrofobica e di carattere corale e teatrale da moderno Kammerspiel; si ricordi la magistrale sequenza della storia del cesso raccontata da Mr. Orange. Tarantino analizza nei dettagli i singoli caratteri dei personaggi facendoli conflagrare in un finale altamente drammatico e intenso, conscio che sono proprio i dettagli a fare la storia e a renderla credibile , The devil is in details

Ringo Lam è più interessato a tratteggiare in punta di penna la figura di un eroe, un po’ guascone e irresponsabile, stritolato dalle responsabilità che non riesce ad assumersi in un ambiente cittadino e urbano. A questo proposito c’è una canzone della colonna sonora (Strive for Happiness) in funzione sia diegetica che extradiegetica il cui testo recita: Le cose non sono mai come te le aspetti…le mie decisioni sono dolorose, senza senso continuo a provarci ce la farò. Lotta per la felicità.

Non serve ricordare quanto decisiva sia la colonna sonora de Le iene diventata ormai iconica e proverbiale. L’azione del film si apre con un memorabile, sboccato dialogo sulla canzone Like a Virgin di Madonna che sembra del tutto insensato e implausibile che, invece, al contrario è un vero e proprio esercizio di stile del suo autore. Come dichiarò divertito lo stesso regista: Mai avuto il minimo dubbio sulla mia teoria della fava grossa. Ero sicuro che quando avessi incontrato Madonna lei mi avrebbe detto:”Sai Quentin hai ragione al 100%, hai azzeccato in pieno il significato di Like a Virgin…Poi un giorno l’ho incontrata davvero e mi sono fatto autografare il suo disco Erotica. Ha scritto:”A Quentin: riguarda l’amore, non la fava. Madonna”.

Non molti hanno avuto la cura di sottolineare che anche in City of Fire ci sono alcuni riferimenti alla cantante americana. In un’importante sequenza del finale, in diverse inquadrature appaiono alcuni suoi poster appesi alle pareti.

La canzone il cui destino è divenuto ormai indissolubile da quello de Le iene è però Stuck in The Middle With You degli Stealers Wheel (1972) che sembra riassumere il senso e le esitazioni del film recitando: Beh non so perché sono venuto qui stanotte, ho come la sensazione che qualcosa non vada bene, sono così spaventato di poter cadere dalla mia sedia e mi chiedo come arriverò in fondo alle scale, pagliacci alla mia sinistra, giocolieri alla mia destra io sono qui, bloccato nel mezzo con te.

Del tutto assente nella sceneggiatura di Tarantino il plot romantico-sentimentale piuttosto importante nel film di Lam. Una sola donna appare in una brevissima cruenta sequenza de Le iene mentre la figura femminile, anche se caricaturale e degradata, è una costante nell’altro; da tenere presente anche una velata tensione omoerotica tra i personaggi principali del tutto assente in Tarantino.

Non la si finirebbe più di elencare le differenze e le contiguità tra le due pellicole in quello che, francamente, appare solamente come un passatempo ozioso e puerile. In conclusione a questa breve, incompleta riflessione sulla proiezione dei due lavori al Feff, non è possibile esimersi dal fare almeno un riferimento alla fotografia scabra ed essenziale di City of Fire, e a quella luminosa e abbacinante del film di Tarantino tanto che appiattisce e spegne i colori; il regista americano inizialmente voleva girare in bianco e nero in pellicola 16 mm. Bisogna tener conto necessariamente anche di una delle scene più rappresentative del cinema di genere contemporaneo che deve la sua notorietà proprio a questi due film, anche per questo celeberrimi.

Il cosiddetto Mexican Standoff durante il quale si vedono i protagonisti puntarsi la pistola reciprocamente tra loro e poi fare fuoco all’unisono con il risultato di ammazzarsi a vicenda, ha origine nelle selvagge sparatorie tra criminali messicani alla fine del XIX sec. Il cinema, fin dai suoi albori, l’ha spesso utilizzato per le sue alte valenze simboliche e spettacolari. Tra i primi ad utilizzarlo nel cinema asiatico anche il grande John Woo.

Un’ultima parola sul titolo originale del film di Tarantino che non ha alcun significato in inglese o in qualunque altra lingua. In realtà sembra che sia una miscela fra la maniera sbagliata in cui Tarantino pronunciava il film di Louis Malle Au revoir les Enfants e Straw Dog di Sam Peckinpah, una crasi bizzarra ma significativa tra due universi cinematografici del tutto diversi come sono, a loro volta, quelli di Tarantino e di Lam.

© Flaviano Bosco per instArt