È ormai un vero e proprio cult “A Sarajevo il 28 giugno”, produzione che lo Stabile ha varato in collaborazione con il Dipartimento Scuola, Educazione, Promozione Turistica, Cultura e Sport del Comune di Trieste e che dal 2015 è stato richiesto ogni anno, per il pubblico delle scuole e di tutti gli interessati.
Lo spettacolo – tratto dal libro omonimo di Gilberto Forti e nato da un’idea di Paolo Rumiz – va in scena nuovamente nelle sale del Museo della Guerra per la Pace “Diego de Henriquez” dal 10 al 18 aprile: le recite in orario mattutino sono riservate ai ragazzi delle scuole, per le recite del 13, 14 e 18 aprile aperte a tutti (rispettivamente con inizio alle ore 17, 11 e 17) i biglietti sono in prevendita.
Incentrato su una pagina fondamentale della Storia del Novecento, “A Sarajevo il 28 giugno” prevede che gli attori recitino fra le sale e i reperti di questo interessante Museo e che fra questi autentici “pezzi di Storia”, gli spettatori si muovano da un luogo deputato all’altro, in un suggestivo itinerario. Un percorso lungo il quale incontreranno diversi personaggi dell’epoca, ognuno dei quali – secondo il modello delle “interviste impossibili” – racconta dal proprio punto di vista un fatto che scosse l’Europa e la cambiò per sempre: l’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando e di sua moglie Sofia. I due erano in visita a Sarajevo quando furono uccisi da Gavrilo Princip: era il 28 giugno 1914. Fu la scintilla che fece esplodere il primo conflitto mondiale.
Il fatto viene ricostruito attraverso lo sguardo dei nobili e quello dei popolani, di chi si occupò della detenzione dell’attentatore e di chi pianse l’Arciduca e non seppe darsi pace della sua triste sorte…
A dare voce e corpo a queste figure, saranno come sempre gli attori della Compagnia del Teatro Stabile a cui si aggiungono Adriano Giraldi e Giulio Cancelli. Ogni spettacolo comprenderà quattro testimonianze, alternate in modo diverso. Gli atotri attenderanno il pubblico in costume d’epoca, aggirandosi fra cimeli, cannoni, divise militari, e a questi oggetti sapranno restituire voce ed emozione. Si ascolteranno così il racconto di un guardiacaccia (Filippo Borghi), dell’Archivista Dunkelblatt (Romina Colbasso), dell’Ing. Szigeti (Emanuele Fortunati) che mille e mille volte analizza il percorso del corteo dell’Arciduca per comprendere se fosse stato possibile proteggerlo meglio, e poi le parole di Frau Magdalena Gobec (Ester Galazzi) che restituiscono tutta la pietas dei sudditi dell’impero per Francesco Ferdinando e la sua famiglia. Un botanico (Adriano Giraldi) ne tratteggia l’animo fine e la passione per la flora, un ecclesiastico (ruolo in cui si alternano Riccardo Maranzana e Giulio Cancelli) testimonia lo sconcerto e la rabbia della gente per il gesto di Princip e il Dottor Vasič (Francesco Migliaccio), medico delle carceri, ripercorre il tremendo destino che attese l’attentatore durante la reclusione, mentre a Polyxena Singer (Maria Grazia Plos), nobile ormai anziana, va il compito di ricordare con nostalgia l’epoca dell’Arciduca, sulle armonie di un valzer e di teneri, spensierati ricordi di una giovinezza perduta.
Quel 28 giugno 1914 due colpi di pistola fecero rullare i tamburi in tutta Europa, e nelle fabbriche si misero all’opera per costruire nuove, impressionanti macchine da guerra. Per un mese, un mese esatto rimasero nascoste, pronte ad entrare in azione e portare via il mondo di ieri, per gettarci nel Moderno. Alcuni compresero quei colpi, altri intuirono qualcosa, altri ancora non si resero conto, non videro le armi nascoste. Il 28 giugno iniziò quel terribile work in progress che il 28 luglio vide il suo primo compimento. Il lavoro di Gilberto Forti e l’intuizione di Paolo Rumiz ci raccontano quel mondo di ieri nel momento in cui inizia la sua svolta finale, attraverso le parole di quelli che, nei tanti paesi, quel mondo e quel momento li avevano vissuti.
“Venne dopo molti anni un testimone e poi un altro… Furono ascoltati, e ciascuno offrì la sua versione, con circostanze, nomi, altri dati. Sì, tutti erano testi volontari, giunti da varie parti dell’impero. Benché fossero testi immaginari, pure ognuno di essi era nel vero”.
L’iniziativa rappresenta un’attrazione storica e turistica in più, anche per i turisti che si trovassero in città, mentre ai cittadini di Trieste offre l’opportunità di ripercorrere una pagina fondamentale della Storia riscoprendo una parte molto rilevante e preziosa del patrimonio museale della città.
I biglietti sono disponibili nei consueti punti vendita del Teatro Stabile regionale e solo per le repliche aperte al pubblico si potrà acquistare il biglietto anche direttamente al Museo “De Henriquez” a partire da mezz’ora prima della recita prescelta.
Lo spettacolo nasce dalla collaborazione fra il Comune di Trieste ed il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
I possessori di biglietto potranno visitare il museo. Informazioni sul sito www.ilrossetti.it e al numero 040-3593511.
Le repliche mattutine del 10 – 11- 12 – 15 – 17 aprile sono riservate alle scuole.
Comunicato Stampa