Che forza, che poesia! “La gioia”, il nuovo spettacolo del regista e attore Pippo Delbono, andato in scena giovedì 14 marzo al teatro Palamostre di Udine per la stagione di Contatto (griffata Css), è un’autentica esplosione di vita, un viaggio instancabile e imprevedibile, in bilico tra sogno e realtà, che indaga quello che è uno dei più belli e indecifrabili sentimenti umani.
Una messa in scena di grande ritmo e intensità (una costante dei lavori dell’artista di Varazze), di parole forti e di eloquenti silenzi, di tormenti e tenerezze, di malinconia e ironia, di commozione e dolore. Un dolore struggente per l’assenza di Bobò, scomparso nel febbraio scorso, da 22 anni tenera e poetica presenza, essenziale componente di una Compagnia di artisti assolutamente fuori dal comune. Nel ripensare lo spettacolo, Pippo Delbono però non rinuncia affatto allo straordinario compagno di tante avventure teatrali: a dispetto della mancanza fisica, Bobò irrompe in scena con quella sua vocalità primordiale, una sorta di lamento, nell’immagine di una panchina vuota (citando un’originalissima rilettura di “Aspettando Godot” di qualche anno fa’) e di una torta per festeggiare un compleanno senza tempo.
Fin da principio la cifra espressiva del teatro di Pippo Delbono si caratterizza per audacia ed essenzialità. La sua ricerca fluttua tra arte e vita (motivazione del premio speciale Ubu 1997 per lo spettacolo “Barboni”), è capitano di una solida compagnia che non è una famiglia ma un insieme di persone, alcune più fragili e provenienti dai margini della società, che insieme condividono un percorso teatrale. Il suo percorso artistico mette insieme formazione accademica, studio del teatro orientale, esperienze fondamentali come quelle con Pina Bausch e il Wuppertal Tanztheater. Da qui l’unicità espressiva del suo linguaggio, allestimenti che non sono testi teatrali ma vere e proprie creazioni, la visione poetica di un teatro basato sulle persone non sui personaggi. Ha girato un lungometraggio “La paura” interamente con il telefonino (premiato al Festival di Locarno 2009), per il teatro sperimentale di Spoleto ha realizzato l’opera lirica Studio per Obra Maestra, con la sua Compagnia ha fatto tappa in più di cinquanta paesi al mondo. “La Gioia” il 21 marzo andrà in scena all’Hong Kong Arts Festival.
Non ha limiti geografici un teatro come questo perché i sentimenti appartengono a ogni essere umano, a qualsiasi latitudine esso viva. Così come la paura che sembra essersi infiltrata nelle menti e nei cuori di tanti, troppi. Delbono ha scelto di affrontare questo viaggio alla ricerca della gioia intesa come sentimento che appartiene alla profondità dell’essere umano. Il percorso è irto di difficoltà perché la vita ci mette alla prova: dolore, follia, morte.
Il viaggio, molto autobiografico, di Pippo Delbono comincia sulle note di “Don’t worry, be happy”, una sorta di avvertenza da tenere sempre a mente. Senza scenografie né video, i protagonisti chiamati da Delbono si alternano in scena: ballano, cantano, si muovono, osservano. Il giardiniere che innaffia i fiori (Nelson Lariccia, ex barbone dai modi eleganti), la ballerina (Ilaria Distante) che accenna qualche passo di tango, la mimica interpretativa di Gianluca Ballarè in “Maledetta primavera”, le figure circensi di felliniana memoria, la tenerezza del clown, la poesia delle mille barche disseminate in un mare che accoglie le vesti dei naufraghi. Una dei momenti più toccanti dello spettacolo sottolineato dalle parole di “Mare nostro che non sei nei cieli” una preghiera laica di rara dolente bellezza scritta da Erri De Luca.
Un racconto pieno di poesia, di emozioni, di vita. E fiori tanti, tantissimi fiori che alla fine riempiono la scena, un’autentica esplosione floreale creata con la complicità di Thierry Boutemy, fleuriste di fama internazionale.
Delbono, prima di lasciare il palco, si prende solo il tempo di una riflessione semplice e luminosa: qualunque fiore tu sia, quando verrà il tuo tempo, sboccerai.
Tutta la commozione e la profonda gratitudine del pubblico udinese è nel lungo, inesauribile, affettuoso applauso che saluta Pippo Delbono e la sua Compagnia.
© Rita Bragagnolo per instArt