Non sembra vero, ma sono 20 anni che il pubblico televisivo assiste con soddisfazione agli episodi della serie televisiva “Il commissario Montalbano” .
Lunedì 11 febbraio 2019 è andata in onda l’ennesima puntata seguita da 11 milioni di spettatori con una novità: per la prima volta Montalbano (Luca Zingaretti) dalla sua città Vigata (Porto Empedocle) va in trasferta al Nord, esattamente a Venzone, per cercare di concludere un caso pendente. Una giovane sarta è stata uccisa nel suo laboratorio con un paio di forbici e alcuni indizi lo portano in Friuli dove finalmente il giallo si scioglie. Il film (100 minuti) per la prima volta parla anche di migranti, di scafisti e di morti annegati e ripescati, con qualche battuta polemica nei confronti dell’ attuale politica governativa al riguardo. Il tutto detto con prudenza e nei limiti di una fiction.
Tra i film polizieschi in circolazione, “Il commissario Montalbano” è sicuramente il più amato con picchi di share a livello del festival di San Remo o di una partita della nazionale di calcio. Il perché di un così duraturo successo ce lo spiega la formula narrativa. Siamo di fronte ad una squadra di poliziotti, tutti con una personalità molto ben delineata. Il commissario Montalbano è un personaggio umano e con un deciso senso della giustizia ma è anche italiano e soprattutto siciliano: ama i dolci (i cannoli), è sensibile al fascino delle belle donne, ha una fidanzata lontano nel Nord con cui però non si vuole impegnare rimandando all’infinito il matrimonio. Svolge con scrupolo il suo lavoro, anche se talvolta esce con disinvoltura dalle procedure corrette pur di risolvere il caso. Il suo vice Mimì Augello (Cesare Bocci) è bravo, intuitivo ma pasticcione e perennemente “fimminaru” . L’ispettore capo Fazio è un poliziotto ligio al dovere e incorruttibile. Il goffo agente Catarella combina guai ma ha un cuore grande così. Ed anche i personaggi di contorno sono caratterizzati dalla loro inconfondibile “sicilianità”. Ma in egual misura, la squadra risulta uno spaccato dell’Italia, con i suoi difetti e i suoi pregi, i soliti “italiani brava gente” amati dagli spettatori seduti sul sofà in tinello. Sono puntate pensate e imbastite con un solido mestiere cinematografico, senza effetti speciali o troppe sparatorie e inseguimenti spettacolari. Il ritmo non è dato dall’azione ma dalla tensione narrativa e qui c’è la fantasia del vecchio scrittore Andrea Camilleri (ex sceneggiatore) che con i suoi romanzi fornisce la base degli intrecci e dei dialoghi. E poi c’è la Sicilia favolosa con i suoi palazzi barocchi, il mare abbacinato dal sole mediterraneo o arruffato per lo scirocco: uno scenario perfetto per storie che devono piacere per forza ad un pubblico che ha sempre amato la Tv generalista.
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