Si terrà giovedì 24 gennaio, alle 17, il finissage del percorso espositivo d’arte, in cinque tappe, “Delle perdute cose, andremo un giorno per spiagge sconosciute” dell’artista LC–DDS, visitabile nell’atrio del Comune di Mossa. Ogni due settimane circa, lo ricordiamo, viene installata un’opera che prende il posto della precedente: giovedì sarà la volta della quinta e ultima installazione, intitolata Omaggio a Mario Di Iorio (Dell’umana conclusione). All’evento sarà presente una sorella di Mario Di Iorio, l’esposizione artistica è accompagnata da una mostra bibliografica, curata da Antonella Gallarotti con Francesco Imbimbo, che da giovedì avrà come tema la stessa figura e l’opera di Di Iorio.

“Già negli anni Settanta – spiega l’artista LC–DDS – riflettevo sul senso della vita e sul significato di una sua eventuale prematura conclusione. Perciò, collateralmente, non potevano mancare elaborazioni sulla morte. Non mi riferisco solamente al suicidio, ma a tutte le possibilità di interruzione che l’umano percorso può contemplare. Nel 1981, poco dopo essermi stabilito a Gorizia, nella sede del Circolo fotografico Isontino, presentai la mostra fotografica “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, dal titolo della raccolta di poesie di Cesare Pavese. Dopo oltre trent’anni porto a compimento, attraverso la presentazione di tre opere in omaggio a Mario Di Iorio, l’idea della conclusione, anche se da queste opere probabilmente non traspare immediatamente una riflessione sulla fine. Perché Di Iorio? Al di là della “sua scelta”, ciò che mi ha dato la spinta a considerarlo è stata la presenza quotidiana, nell’ufficio della Bsi dove lavoro, di un’opera di Mario, che tra l’altro ebbi il privilegio di andare a ritirare, accompagnando Marco Menato, all’abitazione della madre, ancora vivente, a Mossa”. “Questo titolo – continua – è frutto di una suggestione artistica lenta e progressiva. Guardando vari cataloghi su Di Iorio sono stato colpito soprattutto da alcune opere, che ritengo di matrice quasi surrealista, una concezione molto vicina alle mie immagini mentali. “Questa quinta insallazione – conclude LC-DDS – si raccorda, in maniera circolare, alla prima, Più nessuna cornice (Della perduta arte), chiudendo così il ciclo Arte, affetti, fede, viaggi e conclusione, per tornare all’arte.

“L’itinerario espositivo di LC–DDS – scrive Francesco Imbimbo – prende le mosse da una riflessione sulla complessità e approda a una meditazione trasversale sulla fine (un suicidio). Forse vale la pena mettere in relazione complessità e suicidio, nel senso che, a tutti i livelli, quotidianamente i problemi gestionali indotti da una complessità crescente su scala esponenziale suicidano – o, peggio, ci costringono a suicidare – parti di noi che ci erano care. Care forse, ma evidentemente non abbastanza indispensabili per non essere diffalcate/sacrificate. In verità, troppo spesso vediamo soggiacere l’irrinunciabile alla più trita fiera dell’inutilità. Ma alla fine, volendo tirare le fila di questa riflessione, a quali altre risorse possiamo appellarci per orientarci in una complessità così ostile, all’infuori degli affetti?. L’odierna, dilagante complessità ci spinge fatalmente nelle braccia di sirene che – ahimè!- conosciamo troppo bene: le melodie orecchiabili, le grossolane semplificazioni, le soluzioni drastiche. La complessità c’è e ci sarà sempre di più, purtroppo: a poco servirebbe voltarle le spalle. Forse il vero antidoto suona un po’ come un ossimoro: una semplicità che, anziché contrapporsi frontalmente, sappia rendere conto della complessità, una semplicità che, anziché eluderla, sappia alludervi con la massima onestà, senza però arrendervisi. Ebbene, non può sfuggire come sia stata la vita ad insegnare all’arte di LC-DDS la sua peculiare concisione, ed è per l’appunto questa premessa che ci incoraggia a simpatizzare con una concettualità a tratti anche severa, ma almeno dal volto inequivocabilmente umano. Ecco perché, nella sua “umana conclusione”, non è tanto l’umanità ad eclissarsi, a scontare una cesura, un’estinzione, uno scacco, quanto la conclusione a trasfigurarsi in un fatto squisitamente e caparbiamente umano. Solo attraverso un’arte come la sua, verrebbe da dire, la vita può sperare di sorridere della sua incompiutezza”.

La mostra proseguirà fino a metà febbraio.

Comunicato Stampa