Con “L’amica geniale”, miniserie attualmente in programmazione sulla RAI, siamo di fronte all’ennesimo romanzo popolare per un pubblico generalista che si siede davanti alla televisione nel dopocena. Naturalmente la trama è densa e fitta di avvenimenti, perché la storia di due amiche napoletane copre cronologicamente l’arco di tempo che va dal dopoguerra ai giorni nostri. Le due protagoniste sono Raffaella Cerullo detta Lila ( fin da bambina geniale sia nei pensieri che nelle azioni) ed Elena Greco detta Linù che con affanno cerca di imitarla. Il regista Saverio Costanzo, per tenere insieme i fatti, è costretto a ricorrere ad una voce narrante che a tratti rompe il dialogo in dialetto napoletano stretto. Un altro tormentone in un dialetto quasi incomprensibile? La colpa ( oppure il merito ) è da attribuirsi alla rinascita e alla vitalità del cinema meridionale. Le serie TV ambientate a Napoli e dintorni sono esportate con successo in tutto il mondo. E anche “L’amica geniale” è destinata a seguire il trend, con qualche furbata di marketing: il romanzo da cui sono state tratte le puntate del lungo film è della napoletana Elena Ferrante di cui non si conosce il vero nome e neanche il volto. Se aggiungiamo l’endorsement di HIllary Clinton che considera la Ferrante una delle più grandi autrici italiane e il clichè americano che preferisce sempre l’immagine degli Italiani “caciaroni e peracottari”, il gioco è fatto. Nella cordata dei produttori si è infilata anche la HBO, l’emittente satellitare americana, quella del noto “The Young Pope” di Paolo Sorrentino. Ora, non si può scherzare sul fiuto per gli affari da parte della RAI e dei finanziatori USA: infatti hanno puntato subito sulla sensibilità del regista Saverio Costanzo per le storie femminili. Le otto ore del film sarebbero un “polpettone” se non emergessero alcune scene di grande commozione. L’epica ma vana battaglia della piccola Lila contro i genitori che non vogliono che continui a studiare perché femmina oppure la scoperta del Rock and roll e le fervide speranze per l’avvenire delle due protagoniste ormai adolescenti, sono momenti di ottimo cinema. Certo, sono puntate televisive che possono essere apprezzate da spettatori in pantofole che hanno vissuto quelle vicende e in cui si possono identificare, come nei film di una volta. Sull’interesse del pubblico giovane sono molto scettico. Però i “bamboccioni” di oggi, se attenti e curiosi, potrebbero imparare dal film alcune cose utili. Noi veniamo da quell’Italia là, dipinta dagli sceneggiatori con molte luci di speranza ma anche con qualche ombra nera, che negli anni diventerà inquietante e foriera di guai.
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