Sabato scorso al teatro Giovanni da Udine si è conclusa l’edizione 2024 di Suns Europe con l’esibizione delle nove formazioni finaliste e l’assegnazione dei premi. La rassegna, nata nel 2009 come palcoscenico per gruppi e musicisti che cantavano in una delle lingue minorizzate dell’area alpino-mediterranea, propone da diversi anni anni produzioni artistiche in lingua minoritaria su scala europea. Secondo un recente studio commissionato dal Parlamento europeo nel corso degli ultimi decenni più di due terzi delle minoranze linguistiche presenti nell’Unione europea sono state interessate da un drastico calo numerico. Lo studio parte dal presupposto che la diversità linguistica e culturale costituisce una grande ricchezza e un notevole punto di forza dell’Unione europea e dell’Europa più in generale. Purtroppo l‘analisi mette in evidenza un termine ben preciso e preoccupante: declino. Insomma, in quest’epoca, pare urgente sottolineare che quando si parla di declino non necessariamente bisogna riferirsi a termini esclusivamente di carattere economico. La perdita dei linguaggi è sinonimo di impoverimento. Il Friuli è terra di multilinguismo e grazie alla immancabile presenza di Radio Onde Furlane rappresenta il luogo ideale per favorire l’incontro di culture e linguaggi; anche l’ARLeF ha giocato un ruolo importante appoggiando da subito l’iniziativa di Suns Europe che ormai è divenuta un evento irrinunciabile per una vasta schiera di persone interessate ad andare oltre l’ascolto superficiale della musica. Certo, si tratta sempre di un concorso e, in quanto tale, è necessario decretare i vincitori. Ma l’aria che si respira a Suns non è quella dei Talent show. Tutti, alla fine, vincono.
Suns Europe non è solo il concerto finale, ma un laboratorio di idee che spaziano dalla musica al teatro, dai testi letterari al cinema. Anche quest’anno sono stati numerosi, infatti, gli spettacoli rappresentati a Gorizia, Cormons, San Vito al Tagliamento, Codroipo, Udine e Pradamano. Tra questi segnaliamo la rappresentazione teatrale Ce crodistu di fâ, tenutasi presso il foyer del Teatrone prima del concerto, che ha visto come protagonisti gli attori Federico Scridel e Carla Manzon. E’ la storia di un contadino di oggi, che deve stare a galla fondendo la conoscenza e la tradizione in un mare di difficoltà dovute dai continui cambiamenti climatici e dalla implacabile burocrazia.
Veniamo al concertone. Si spengono le luci e Paolo Forte con la sua fisarmonica crea una grande emozione collettiva eseguendo un medley appositamente composto per l’occasione. E’ la migliore apertura che poteva essere pensata per il Festival: il pubblico accoglie il musicista friulano con una vera e propria ovazione. Federica Angeli e Michele Polo presentano in lingua friulana le formazioni con grande bravura e ironia e alla fine dell’esibizione intrattengono un breve dialogo con gli artisti che si esprimono con i propri linguaggi. A volte si rende necessaria la traduzione, altre volte non serve. L’apertura è affidata ai Tumbe (lingua Arumena): il loro è un brano ipnotico di alto livello artistico. Non riceveranno premi ma, a mio giudizio, la performance dei Tumbe è stata di grande impatto. Giganto (Cantone dei Grigioni) propone un hip – hop con sfumature dance: una contaminazione tra una lingua antica e suoni moderni.
Il pezzo del quintetto gallese Ynys è ispirato a sonorità new wave degli anni ’80, un sound efficace, forse un po’freddo. Marianne Veenstra (bassa Sassonia) ha una storia particolare. E’ protagonista del documentario Meiden die Rijden che narra la sua vita divisa fra la professione di camionista e quella di cantante. Le soluzioni sonore adottate sono piuttosto classiche e richiamano uno stile che potremmo definire grossolanamente pop – country. La Catalogna è rappresentata dalla band Remei de ca la fresca. Lo sviluppo del brano è molto ardito con diversi cambi di ritmo che richiamano lo stile progressive. Le qualità vocali della cantante del gruppo sono notevoli, così come la sua presenza scenica. Applausi convinti della platea.
Mice è lo pseudonimo della cantautrice basca Miren Narbaiza. Sei musicisti sul palcoscenico, molta energia e un brano convincente seppur non dotato di molta originalità. E’ poi il turno di Nicole Coceancig, accompagnata nell’occasione da Alvise Nodale (bodhran), Alessio Velliscig (chitarra), Mirco Tondon (contrabbasso) e Giacomo Iacuzzo (batteria). Nicole, fresca vincitrice del Premio Ciampi, anticipa l’uscita del suo nuovo album (a dicembre) con un brano di grande intensità. Zohra, la protagonista dell’album tematico di Nicole, è una ragazza quattordicenne che fugge dal Pakistan e rappresenta il sogno del riscatto, della libertà e dell’emancipazione. Temi cari e molto sentiti dalla cantautrice friulana che ormai rappresenta uno dei punti di forza della musica friulana, e non solo.
L’esibizione di Silvurdrongur attraversa i paesaggi cupi ed alieni delle isole Faerøer. Come anticipato nella scheda dell’artista tratta dal sito di Suns Europe, il pezzo è un collage elettroacustico di generi e tematiche, con la forte presenza di strumenti tradizionali (contrabbasso e violoncello) uniti a una console utilizzata nel genere hip hop. L’artista propone sonorità affascinanti e la sua presenza scenica è di forte impatto. L’esibizione riceve applausi scroscianti.
Chiudono il concerto i Gushi (minoranza slovena in Friuli), un duo sbocciato nell’immensa metropoli di Buenos Aires e fiorito e nel minuscolo borgo di Postregna nelle valli del Natisone, dove Gushi e Raffaele vivono da oltre vent’anni. Un brano molto raffinato con una melodia articolata anche se difficile da afferrare.
La giuria del pubblico assegna il premio a Nicole Coceancig. Il suo brano, a mio modo di vedere – dal punto di vista della struttura melodica è stato il migliore del concerto. Un ennesimo tributo a questa artista giovanissima e piena di talento, dotata di una voce che lascia il segno.
Il primo premio della giuria composta da i rappresentanti delle singole aree europee convolte (consegnato dall’assessore alla cultura del Comune di Udine Federico Pirone e dal Presidente dell’ARLef Eros Cisilino) va ai catalani Remei de ca la fresca. Il pubblico apprezza, la loro esibizione è molto piaciuta. La giuria assegna il secondo posto a Nicole Coceancig e il terzo posto a Silvurdrongur. Una cosa è certa, nessuno si può considerare perdente. Prima delle premiazioni e dell’esibizione finale dei Remei de ca la fresca, sale sul palco il direttore artistico Leo Virgili che annuncia che questa sarà la sua ultima edizione di Suns.
Visibilmente emozionato ringrazia tutti. Non solo Radio Onde Furlane e in particolare Paolo Cantarutti, l’ARLeF, gli altri enti che hanno sempre sostenuto il Festival, ma soprattutto i tecnici che con dedizione e professionalità hanno garantito un elevato standard artistico curando i suoni e le luci. Ringrazia i volontari che lavorano dietro le quinte: tantissime persone a cui va riconosciuta una fondamentale importanza. Virgili conclude evidenziando lo spirito che ha sempre guidato gli artisti che partecipano a Suns Europe e chiede un applauso per loro. Anche noi Leo ci uniamo a questo applauso e applaudiamo anche te per tutto ciò che hai creato in questi anni per Suns Europe.
Fotografie: Ingrid Wright