Vice-L’uomo nell’ombra

Adam McKay porta al cinema la storia di Dick Cheney, vicepresidente degli Stati Uniti durante l’era di George W. Bush e fra i maggiori responsabili delle guerre in Afghanistan ed Iraq dopo l’11 settembre. Il film ripercorre la vita di Cheney dal giovanile entusiasmo nei confronti dell’alcol all’inarrestabile scalata al potere. Il meccanismo messo in moto da McKay, per molti versi riprende le modalità ad incastro de “La grande scommessa” il suo film precedente premiato dall’Academy per la sceneggiatura nel 2016. Vice è un film che accusa frontalmente il sistema americano mantenendosi in bilico fra sarcasmo e scoramento. Se la prende con la cultura americana e con la consuetudine di certa politica di manipolare l’opinione pubblica eppure appare esso stesso come un film dalla costruzione fortemente manipolatoria. Come già nel film precedente McKay ci prende per mano e ci trascina avanti, facendoci a tratti sorridere come il mago che cerca di non mostrare il trucco.Il dialogo in cui Cheney convince Bush ad affidargli deleghe di governo estremamente importanti è in montaggio alternato con un amo che sta per agguantare il pesce. McKay vuole fare lo stesso, vuole metterci nel cestino. E spaccia per documentario ciò che di fatto non lo è. Laddove per la politica sembra non esserci alcuna forma di redenzione, la considerazione per l’opinione pubblica è anch’essa ridotta al lumicino. Dolente e tagliente rappresentazione del mondo nell’era Trump che chiama in causa il pubblico (e non solo quello degli Stati Uniti), ma non riesce ad uscire da quella stessa forma di pensiero che critica.

A star is born

Bradley Cooper esordisce alla regia con il terzo remake hollywoodiano di “E’ nata una stella”.
La storia è nota, è quella di Pigmalione. La giovane Ally, cantautrice di talento conosce la star del rock sulla via del declino Jackson Maine. E mentre la carriera di lei decolla le cose non si mettono bene per lui. L’amore non basta e per quanto intenso non riesce ad essere salvifico. Cooper utilizza una favola per l’architettura dell’opera e la tratta con onestà. Il film emoziona seguendo il percorso più classico, ricalcando e ricercando, a tratti, quel gusto per il melodramma alla Eastwood, senza avere però fino in fondo la forza ed il tocco di Clint .
L’alchimia fra i due protagonisti,l’ottimo esordio di Lady Gaga, e una colonna sonora all’altezza risultano, alla fine, essere i punti di interesse del film.

Bohemian Rapsody

Campione d’incassi della stagione il film di Bryan Singer come ogni biopic che si rispetti segue le vicende del suo protagonista Freddy Mercury “in maniera ordinata”. Il viaggio dell’eroe sotto l’egida del talento. La storia di un outsider dalle straordinarie capacità Farrokh Bulsara di origini parsi, che con il gruppo dei Queen toccherà le più alte vette della storia della musica. E dovrà affrontare ad uno ad uno i suoi demoni. Il film è sorretto e, non potrebbe essere diversamente, da una parte dalla musica e dall’altra dall’ interpretazione mimetica di Rami Malek. Mimetica certo, faticosamente e fisicamente intensa ed, a volte, quasi caricaturale, eccessiva, di maniera. All’Accademy è piaciuta molto, sembrerebbe. Malek, già vincitore del Golden Globe per la miglior performance drammatica probabilmente si aggiudicherà quest’anno anche l’Oscar.
Il film disegna un uomo e una star. Cerca di mostrare le debolezze dell’uno e la grandezza dell’altra. Riesce meglio nel secondo intento… è difficile identificarsi con il combattuto, doloroso, inquieto Freddy perchè il suo dolore e la sua inquietudine sono mostrate quasi fossero sottovetro, guardate da un occhio che se ne tiene distante. A tratti ci si domanda se sia l’occhio del fan o l’occhio dei suoi compagni di avventura Bryan Mai e Robert Taylor oggi fra i produttori della pellicola…

La favorita

“La favorita”, film storico “ di facciata “, racconta i rapporti che si vanno via via a complicare fra tre donne a corte: la regina Anna, malata e palesemente instabile, la sua consigliera Lady Marlborough vera detentrice del potere e Abigail Hill, cugina di Lady Marlborough che, caduta in disgrazia per colpa del padre arriva a palazzo decisa a riconquistare la sua posizione sociale. Sullo sfondo, siamo agli inizi del 1700, la guerra fra Gran Bretagna e Francia sulle cui sorti si giocano gli equilibri europei e quelli a corte. La Storia, evocata più volte, però è lontanissima, un gioco per questi nobili che si trastullano con corse di oche, banchetti e trame nell’ombra spesso fini a se stesse. Tutti perduti in ambienti deformati dall’uso delle ottiche grandangolari nella fotografia di Robbie Ryan, pesci nella boccia.
Il regista Yorgos Lanthimos seziona chirurgicamente, con l’aiuto di tre solidissime interpreti Emma Stone, Rachel Weisz ed Olivia Colman, i personaggi femminili del film. Non le condanna, anche se il film è crudo e in molti punti, si potrebbe dire, avvelenato. La sceneggiatura aiuta a girare attorno alle diverse psicologie, svelando poco per volta le motivazioni che muovono le protagoniste. Più chiare e legate alla sofferenza quelle di una regina che ha perduto tutti i suoi 17 figli, e di una ragazza, Abigail, che giovanissima è stata venduta dal padre per pianare i suoi debiti di gioco. Meno esplicita quella di Lady Marlborough che pur nella spietata lucidità si mantiene integra. Con tratti caratteriali più vicini al maschile che al femminile. La sua ricerca di potere pare temperata da veri sentimenti di affetto nei confronti della regina e la loro relazione sentimentale si rivela alla fine e, per quanto possibile, sincera.
Abigail Hill sarà l’elemento perturbante della loro relazione ed il film ci spinge gradualmente a condannarla senza appello. Oscilliamo un po’, come la regina, tentando di coglierne le sfacettature caratteriali e alla fine con la regina e per un solo piccolo gesto la giudichiamo. 17 coniglietti vivono nella camera della regina, rappresentano quei 17 figli che lei ha perduto e rappresentano forse l’unico elemento vitale del film, un calore e una dolcezza inaspettati. Dopo aver raggiunto finalmente i suoi scopi e aver allontato definitivamente Lady Marlborough, Abigail tenta di schiacciare con la pianta della scarpa uno dei coniglietti, distrattamente, mangiucchiando un dolce . In quel momento, come ad Anna che dal letto la vede, tutto appare amaramente chiaro. L’evidenza di essere stati giocati.

Katia Bonaventura © instArt