E‘ trascorso un anno dalla pubblicazione dell’album Ve domande se l’è justo, dedicato al poeta bellunese Ugo Neri. L’opera, curata dal pluristrumentista Andrea Da Cortà con il contributo dell’AICS – Circolo culturale Andrea Caffi, è un omaggio a una figura peculiare della cultura locale che ha saputo cogliere con sensibilità e ironia l’essenza dello spirito della città. Per chi non conoscesse Ugo Neri, è opportuno fornire qualche dritta. Nato nel 1932 a cavallo tra i due conflitti mondiali da due genitori insegnanti, gemello di Emilio, senatore per tre legislature, Neri esordì come poeta dialettale nel 1952 e già nel 1955 si impose nel concorso nazionale Città di Treviglio, premiato da una giuria presideuta da Orio Vergani. L’editore Tarantola pubblicò diverse sue raccolte di liriche e racconti, tra le quali ricordiamo Poesie vecchie e nuove (1970), Le oke de Nono Milio (1975), Al girabakin (1979). Volumetti nei quali, come ha osservato Dino Bridda, si dispiega tutta la valentìa poetica di un autore carico d’amore per la propria terra. La voce di Ugo Neri, che affiancò gli amici del Coro Minimo Bellunese in numerose occasioni, è presente nelle audiocassette Filò de santa Luzia (Circolo Al Zenpedón, 1982) e Ugo Neri – Poesie (Belumat editrice, 1990), pressoché introvabili. I suoi scritti sono genuini, taglienti e raccontano personaggi, filosofie di vita, modi di dire. Tra le sue opere più celebri vanno ricordate L’assoluzion, Piero l’anarchico, Palanca storica e la struggente Mi son quel pupo, che descrive poeticamente cosa può aver provato chi ha vissuto direttamente il disastro del Vajont. Ugo Neri è mancato il 5 ottobre del 1993; nel 2010 l’Amministrazione comunale di Belluno gli ha intitolato il Largo Ugo Neri in località Veneggia, come riconoscimento di una carriera artistica che ha rappresentato un capitolo importante per la città.
L’album contiene ben 23 tracce con la costante presenza di Andrea Da Cortà, autore delle musiche, voce e pluristrumentista (chitarre, bouzouki, banjo, mandolino, mandola, liuto, arpa, clarinetto, flauto di pan, armonica diatonica, whistle, vove, percussioni). Hanno partecipato alle registrazioni diversi musicisti: Fabio Trentini (basso), Gianluigi Bombassei (tuba), Pina Sabatini (voce), Piero Bolzan (tastiere, chitarra elettrica), Adriano Barioli (batteria), Sandro Del Duca (voce), Annachiara Belli (violino), Roberto Mares (voce e autore della musica del brano Ricordete Sandro), Marco Crestani (flauto traverso) e Matteo Visigalli (basso). E‘ presente anche la voce di Ugo ed Emilio Neri nei brani Belun e Spess ultima Dea. L’introduzione dell’opera contiene la testimonianza di Luiberto Croce, Presidente dell’AICS: La grande qualità musicale di Andrea e del gruppo Al Tei vuol essere un contributo per valorizzare e mantenere vivo parte del patrimonio pervenutoci e di Chiara e Sandro, i figli del poeta: Ugo sarebbe contentissimo e grato di sentire le sue poesie in musica, questa musica! E ci piace pensare che Pineto e Ugo, dall’alto delle loro montagne, in un mondo apparentemente lontano possano realmente ascoltare ed apprezzare le canzoni di Andrea. L’apertura dell’album è affidata alla poesia El gal forzel, sapientemente musicata con abili intrecci chitarristici. La terza traccia è Piero l’anarchico, interpretata in stile Brassens con la presenza di banjo e mandolino. Siamo nel dopoguerra, e questo testo descrive in modo sottilmente ironico lo stato d’animo di una persona che abbracciava contemporaneamente la fede comunista e quella cattolica: “Ala matina pena desmissià, co l’ocio che impromete ‘na bufera, al tira in bal Justizia e libertà sacramentando i siori de sta tera. L’è da sperar che dopo par la strada no l’àbie da catàr par caso un prete, se no par tuta quanta la zornada te sente porchi, fulmini e saete! Piero, tra l’altro, l’è ‘n bastiàn contrario: quel che l’è bianch par lu deventa nero, e contradirlo?… Jèsu che rosario…! Per gnent al se la ciol col mondo intiero. E l’è cussì bastàn, parlon pianìn, che sot Nadàl, da noi tel Castionese, proprio sto amigo, dit al Parigìn, al fa ‘l pì bel presepio del paese; e ‘l met Gesù Bambin cussì pulito, che la Madona, subito comossa, sugandose ‘n ocièt col so vestito, la intona pian pianìn Bandiera rossa“. Mi son quel pupo, già citata, è la settima canzone del CD. Qui Andrea Da Cortà impreziosisce la melodia con il clarinetto e l’armonica diatonica. Il protagonista della storia – detto el Bisseta – è convinto di finire in inferno e invece si ritrova in paradiso. Qui incontra un bambino che racconta al Bisseta (detto anche Magnapreti) di essere quel pupo che è stato da lui stesso raccolto e custodito, come fosse ancora vivo, come per riscaldare quel piccolo cuore che non batteva più. Il bambino fa notare al Bisseta che il Padre eterno queste cose le sa… San Martin 1988 è cantata assieme a Pina Sabatini con l’ottimo intervento al pianoforte di Piero Bolzan. La successiva traccia Autoritrato profuma d’Irlanda e si può apprezzare la tuba di Gianluigi Bombassei. Nina nana par so fiol è cantata in punta di voce da Pina Sabatini e il violino di Annachiara Belli dipinge una delicatissima melodia, il brano è molto emozionante. Co la luna è un altro bellissimo testo di Ugo Neri, che testimonia il disincanto provato da chi ha vissuto in diretta il primo viaggio dell’uomo sulla luna. O Luna parcossa te setu stufada / parcossa tel gnent non setu restada? Dov eli i moros, dov eli i poèti / ancoi che la zent la sa i to segreti? / A chi pos parlarghe del sogno pì bel / se come na scàia t’à pers al to vel? / Dov’elo ‘l to caldo / ‘l amor la passion / se ancoi te se fata de solo sabion? Abbiamo incontrato Andrea De Cortà per un breve scambio di osservazioni.
Andrea, innanzitutto complimenti per l’album. Come è nato il progetto di dedicare a Ugo Neri una raccolta di poesie in musica? Nel 2023 ricorreva l’anniversario dei trent’anni dalla scomparsa di Ugo Neri, è nata così l’idea di ricordarlo con una serata commemorativa al teatro comunale di Belluno, l’occasione giusta per dedicarmi a questo progetto, a lungo in attesa riposto nel cassetto.
Ve domande se l’è justo registra la partecipazione di diversi musicisti. L’opera contiene ben 23 tracce… Si, gli amici e compagni di una vita. 21 brani più un brano dell’amico Roberto Mares ed un tenero e commovente ricordo di Emilio Neri, il gemello di Ugo.
L’ascolto del CD mette in evidenza influenze provenienti dalla musica d’autore (non solo italiana, ma anche francese e irlandese) e dalla tradizione popolare. E’ corretta questa lettura? Mi sono lasciato trasportare da ciò che i testi e le atmosfere dipinte da Ugo hanno fatto risuonare in me, ricordi, situazioni già vissute e contesti familiari associati ad immagini ben precise impresse nella memoria. I miei gusti e trascorsi musicali, hanno fatto il resto.
Hai qualche aneddoto da raccontarci, qualcosa che è successo nel corso della produzione dell’opera? Ho sognato due cani che felicemente e allegramente, gironzolavano in un luogo che era un misto di alcune mie vecchie abitazioni, come avviene spesso nei sogni, uno era Monti, il mio cane e l’altro che al momento non riuscii a identificare, si presentò poi con voce Disneyana come Miti, il simpatico segugio di Ugo, che tanto mi fece divertire durante la stesura del brano a lui dedicato. Son mi, quel che pissa tel tinelo !! Piacere Miti !! Andrea de Pineto… risposi io…
Come hai conosciuto le opere di Ugo Neri? Ugo e il mio Papà si frequentavano, condividevano la passione per la caccia, Papà era un suo fan e ci insegnava a memoria le poesie di Ugo, che poi declamavamo durante i lunghi viaggi in macchina o davanti al fuoco nelle serate invernali. Io e le mie sorelle, ancora oggi, recitiamo stralci di sue poesie ogni qual volta ve ne sia l’occasione.
Personalmente ci sono alcune poesie di Ugo Neri che ritengo fondamentali. Quali sono i suoi scritti che più ti hanno impressionato? Ugo sapeva, come tutti i grandi cantori, affrontare qualsiasi argomento e tirarne fuori la vera essenza, anche e soprattutto dove normalmente nessuno ci vede nulla, i contesti sono semplicemente un pretesto, un’occasione per liberare il pensiero. Personalmente amo le sue composizioni minimali, dove con poche parole riesce comunicare tutto ciò che serve.
E dal punto di vista musicale, quali sono le canzoni dell’album che ti hanno dato più soddisfazione dal punto di vista artistico? Mi sono affezionato un po’ a tutti devo dire, ciascuno per motivi diversi, li ho vissuti intensamente uno per uno, se devo scegliere le mie predilette , direi: Co la luna e La Madoneta bianca !! erano li in attesa, aspettavano semplicemente che qualcuno se ne occupasse..poche parole, pochi giri di chiave e si spalanca un portone sull’infinito….
Nel panorama culturale del bellunese ci sono nuovi poeti che in qualche modo stanno ripercorrendo le strade di Ugo Neri? Si, ci sono delle belle realtà devo dire, con alcune ho avuto il piacere e l’onore di collaborare, certo, il mondo ricco e variegato raccontato da Ugo non lo vediamo più e questa è certamente la cosa che fa la differenza, al giorno d’oggi l’omologazione è tale da renderci tutto scontato e poco appetibile culturalmente, basta guardarci attorno, i personaggi che c’erano e le situazioni che si creavano nei nostri paesi, nelle nostre comunità, che fornivano infiniti spunti e stimoli, con la loro vitalità, hanno lasciato solo spazio alla desolazione e fredda luce al led…
Quale è secondo te l’eredità che Ugo Neri ha lasciato alla cultura bellunese? Come tutti i poeti e gli artisti in generale, anche Ugo ci lascia degli spunti, delle riflessioni, delle indicazioni, sta a noi decidere se coglierle o girarci dall’altra parte. Questo infondo può, deve fare l’arte, la poesia, indicare, rivelare, senza forzature o imposizioni.
Puoi dare qualche informazione a chi è interessato ad ascoltare o acquistare l’album? Spero che per il 2025 si riesca a mettere in piedi un programma interamente dedicato a questo lavoro, per il momento è solo un’idea! Per acquistare il CD ci si può rivolgere direttamente a me, nella pagina Facebook di Na Fuoia oppure scrivendo a: dacorta.andrea@gmail.com