Parla “friulano” la mostra “Pier Paolo Pasolini. Non mi lascio commuovere dalle fotografie”, inaugurata a Genova negli spazi di Palazzo Ducale. Promossa e organizzata da Suazes, in collaborazione con Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura (presieduta da Luca Bizzarri, l’attore genovese del duo Luca & Paolo con la direzione di Serena Bertolucci), è stata infatti realizzata, in collaborazione con il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa, che per l’occasione ha messo a disposizione oltre 50 scatti degli anni friulani del poeta, regista e intellettuale, conservati a Casa Colussi.
A Genova sono ora riuniti in una sezione che, come ha sottolineato la presidente del Centro Studi Flavia Leonarduzzi, presente all’inaugurazione, “arricchisce la proposta e risponde a uno dei nostri obiettivi, ovvero far conoscere in particolare gli anni friulani di Pasolini, fondamentali per tutto ciò che ha prodotto in seguito, mettendo a disposizione anche di altre realtà culturali la ricchezza dei nostri materiali”.
Friulano – pordenonese, seppure d’adozione – è anche il curatore dell’esposizione (che rimarrà aperta fino al 13 marzo 2021), Marco Minuz, affiancato da Roberto Carnero (co-curatore e autore dei testi presenti nel percorso) e friulane sono molte delle figure professionali che sono state coinvolte nell’allestimento. Minuz racconta di aver voluto dare vita a “una mostra fruibile da persone del nostro tempo, attraverso un percorso non banale ma che permettesse di contemporaneizzare Pasolini, riportando l’attenzione sulle sue principali esperienze personali, culturali e professionali (e da qui la scelta di avvalersi dei dei materiali e della competenza del Centro studi di Casarsa) attraverso il mezzo della fotografia, che rappresenta oggi più che mai la modalità più diretta per creare un rapporto con il visitatore. Pasolini è stato uno dei personaggi pubblici più fotografati del suo tempo, pur avendo una relazione con il mezzo fotografico ambivalente”. Se da una parte scriveva “niente come fare un film costringe a guardare le cose”, il suo rapporto con le immagini immobili era differente come testimoniano le sue parole: “Alle fotografie è sufficiente dare una occhiata. Non le osservo mai più di un istante. In un istante vedo tutto”. Eppure, paradossalmente, per tutta la sua vita Pier Paolo Pasolini ha sempre offerto grande disponibilità nel farsi fotografare, anche in momenti privati della sua vita. Ne è testimonianza l’enorme quantità di materiale fotografico dedicato alla sua figura.
I 260 pezzi – fra fotografie e documenti d’epoca – esposti a Genova sono organizzati in sezioni, ognuna delle quali raggruppa un corpus di fotografie dedicate allo specifico tema e sono oltre cinquanta i fotografi e gli archivi coinvolti in questo progetto, tra questi Letizia Battaglia, Carlo Bavagnoli, Sandro Becchetti, Dario Bellini, Piergiorgio Branzi, Elisabetta Catalano, Mimmo Cattarinich, Diovio Cavicchioli, Elio Ciol, Mario Dondero, Gabriella Drudi Scialoja, Aldo Durazzi, Claudio Ernè, Toti Scialoja, Archivi Farabola, Federico Garolla, Giovanni Giovannetti, Vittorio La Verde , Massimo Listri, Cecilia Mangini, Nino Migliori, Domenico Notarangelo, Angelo Novi, Rodrigo Pais, Duilio Pallottelli, Angelo Pennoni, Pierluigi Praturlon, Paul Ronald, Salvatore Tomarchio, Mario Tursi, Roberto Villa, Italo Zannier.
Sezioni che si organizzano attorno a concetti chiave utili per approfondire la conoscenza della vita personale e professionale di Pasolini, quasi “indizi” per favorirne l’avvicinamento, dalla passione per il calcio al fascino della capitale e delle borgate romane, dalla figura della madre alle celebrazioni funebri a Roma e Casarsa della Delizia. L’auspicio è che questa straordinaria occasione possa essere còlta soprattutto dai più giovani, da quei ragazzi a cui Pasolini ha dedicato tante delle sue riflessioni e ai quali continuava – e continua tutt’oggi – a parlare.
Comunicato Stampa