Un altro grande evento in Friuli, in una cornice che tanta parte del territorio friulano incanta. Villa Manin si tinge di disco funky con uno dei più grandi musicisti e produttori di questa era, ancora sul palco dopo una serie di spaventi che non hanno scalfito la sua energia e la sua voglia di vivere e di suonare. Musicista perché nessuno suona la chitarra funky come lui, produttore perché ha scritto e prodotto brani famosissimi portandoli sulle alte vette delle classifiche di tutto il mondo. Tutte le canzoni portano con loro quell’inconfondibile Soul Train style, ed il successo per nomi del calibro di Michael Jackson, Diana Ross, Madonna, Duft Punk, the Duke, Duran Duran, Beyoncé, solo per citarne alcuni. Così, in questa sera, dove sembra che da un momento all’altro si scateni l’inferno climatico, l’unica cosa a scatenarsi è il pubblico, che non smette di muoversi al ritmo del 4/4 cassa e rullante, e il tripudio di sedicesimi ritmicamente scanditi oltre che dal charlie, anche dal magico plettro del divino Nile. Un’ora e mezza di concerto che si chiude perfettamente prima che inizi un breve diluvio. Da Le Freak c’est Chic a Get Lucky passando per We are family, I’m Coming out, Good times, Everybody dance, Let’s Dance, Like a Virgin, Notorius, e tutta la sua vita artistica. In tutto questo paradiso non manca il caldo abbraccio delle barchesse della storica Villa che aggiunge ancora più estasi all’evento. Siamo in tanti, l’età media intorno a me è medio alta, ma si vedono qua e la giovani leve catturate dalla situazione.
Questo ritmo che sembra semplice ma difficile da suonare, muove tutt’ora le moltitudini di giovani umani in tutti i luoghi del mondo, in forme a dir loro moderne, ma a mio parere ancora estremamente dipendenti da tutto quello che è stato creato prima. Otto i musicisti che lo accompagnano sul palco, le due coriste Kimberly Davis e Audrey Martells, al basso Jerry Barnes, batteria Ralph Rolle, tastiere Richard Hilton e Richard Hilton e due fiati Steve Jankowski e Ken Gioffre. Un evento di grandissima importanza nel panorama degli spettacoli in regione, qualcosa che resterà nel tempo e speriamo si ripeta presto nonostante l’età dell’artista over settanta. Per quanto riguarda il suono all’esterno, a mio parere, qualcosa da mettere a posto c’era. Il funky è una musica allegra, divertente, fatta di sorrisi, pace, amore e good time dal ritmo travolgente che porta ad inevitabile divertimento diffuso, dove soprattutto il basso e le voci non possono scomparire e ricomparire a random. Al di là di questo, credo che per Nile essere il simbolo di una corrente musicale unica, non oso immaginare quale felicità gli regali. Credo che uno dei sogni di un musicista sia riuscire a lasciare una parte di se nel ricordo di più persone possibili nel mondo. Caro Nile Rodgers, credo tu lo abbia realizzato con la tua gioia e good time che resterà per sempre nei bit del nostro cuore e dei nostri strumenti digitali. Grazie a te, Nile Rodgers, agli Chic per lo spettacolare regalo, a Vigna PR per averci dato modo di essere presenti e poterlo raccontare, e naturalmente a te che adesso, letta questa recensione, andrai ad ascoltare il concerto da qualche parte (anche on line) perché ti sei perso questo!

@ Massimo Cum per instArt