Riceviamo e volentieri pubblichiamo, dopo la conferenza stampa svoltasi a Trieste

La richiesta di verità per Giulio Regeni non è una battaglia con connotazione di destra o di sinistra. E noi non vogliamo che lo diventi. Per questo la nostra non è una presa di posizione politica, ma di dignità, civiltà e a favore della giustizia. E’ una doverosa premessa perché la parola d’ordine che ha accompagnato la triste decisione del presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, di rimuovere definitivamente lo striscione per Giulio è stata “strumentalizzazione politica”.

La nostra è invece una battaglia contro brutalità, bugia e prepotenza. Abbiamo la convinzione che, in quanto tale, sia condivisibile da tutti. Tuttavia, da quando Giulio è stato ucciso, più di tre anni fa, le richieste di collaborazione giudiziaria del nostro Paese nei confronti del governo dell’Egitto non sono mai state prese seriamente in considerazione. La risposta è stata l’arroganza di un potere per il quale il “metodo Regeni” applicato verso i propri cittadini -sequestro, tortura, detenzione o sparizione- pare sia “ordinaria amministrazione”.

Se polemica politica c’è stata, come denuncia il presidente Fedriga, ci chiediamo quindi che cosa c’entrasse la famiglia di Giulio, la comunità di Fiumicello, i suoi amici del liceo Petrarca di Trieste e tutta la comunità regionale che si è stretta attorno ai genitori, Paola e Claudio, per chiedere e ottenere giustizia e verità. Comunità che ora più che mai ha bisogno di avere a fianco le Istituzioni che la rappresentano.

E chiediamo il perché dell’attuale scelta di campo.

Lo striscione per Giulio è un simbolo non un atto concreto e riporta una richiesta che sarà difficile esaudire, ce ne rendiamo conto, ma che non per questo è meno necessaria. Infatti, quando nel 2016 la Fondazione ha assegnato un riconoscimento alla memoria di Giulio, nel corso della serata del Premio giornalistico Marco Luchetta, non lo ha fatto per l’attualità dell’evento, ma perché credeva fermamente nella battaglia intrapresa. E continua a crederci.

Lo striscione giallo è un simbolo di non rinuncia davanti a un crimine, un monito alle nostre Istituzioni perché continuino a pretendere collaborazione dall’Egitto. Per questo ammainare lo striscione di Giulio è a sua volta un grave gesto simbolico: la rinuncia a chiedere giustizia. Non chiedere giustizia è peggio che non ottenerla: non lo possiamo accettare.

Presidente Fedriga, Le chiediamo quindi di rispettare il simbolo della tragica vicenda di Giulio Regeni per tutto il tempo necessario per ottenere l’effettiva collaborazione delle autorità egiziane. Le chiediamo di stare dalla parte di chi chiede giustizia e verità. Di chi non vuole che anche Giulio -come Miran Hrovatin, per citare solo un nome che ci tocca molto da vicino- rimanga l’ennesimo crimine impunito, altro caso in cui lo Stato non ha preteso chiarezza con la dovuta decisione. Le chiediamo quindi di tornare sui suoi passi e, sì, un gesto simbolico: riappendere lo striscione giallo di Giulio Regeni sulla sede della Regione, dimostrando così che l’Istituzione che Lei dirige tiene alle comunità e ai cittadini del territorio che amministra.

Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin
con l’adesione di:
Amnesty Fvg
Articolo 21
Bisiachinbici – Fiab Monfalcone
Centro Balducci di Zugliano
Ciclostaffetta per Giulio Regeni
Collettivo WithGiulio
Comitato di azione civica Ritorno al Futuro – Società aperta TS
Comitato Pace e Convivenza Danilo Dolci
Comunità di Sant’Egidio
Comunità di San Martino al Campo
Consorzio italiano di solidarietà – Ics
Coordinamento Insieme per l’Europa
Coordinamento regionale Le botteghe del commercio equo e solidale con: Benkadì di Staranzano, La Bottega del mondo di Gemona, Mosaico per un comune avvenire e Senza Confini Brez Meja di Trieste, La Bottega del mondo di Gorizia, Eqà di Cormons, Le Botteghe del mondo di Codroipo e Udine, Altrametà di Pordenone
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Comunicato Stampa