Pomeriggio dedicato al ritmo quello di domenica 21 luglio nell’incantevole scenario dei Laghi di Fusine per No Borders 2024. L’atmosfera era quella di una festa che ha accomunato appassionati di musica, famiglie, turisti e compagnie in cerca di refrigerio dal torrido caldo estivo. Il tutto condito da una piacevole diversità di idiomi. Il programma profumava di un periodo nel quale la club culture veniva sdoganata, venivano venduti più giradischi che chitarre elettriche, mentre appassionati di musica e DJ riscorprivano certi suoni del passato, in prevalenza black, e li rielaboravano usando campionamenti ed elettronica. Alfieri di questo suono furono i bristoliani Massive Attack, maestri nell’ intrecciare le istanze del rock con la musica nera, inserendo, anche nello stesso brano, la batteria dei Led Zeppelin o di Billy Cobham con le rifrazioni del dub o gli archi scivolosi di Isaac Hayes. Ad aprire le danze sotto un sole cocente, appena mitigato da una lieve brezza estiva, ci hanno pensato Kruder & Dorfmeister, duo viennese protagonista di quell’epoca, maestri dell’arte del remix, capaci di di far sembrare propri brani di altrui penna, grazie alla capacità di inserirvi campionamenti o ritmi apparentemente incongrui. Ai Laghi di Fusine K & D hanno dato un saggio di stile, proponendo una scaletta che ha alternato i ritmi serrati della house con la soffice ed avvolgente battuta bassa. Il pubblico ha ballato entusiasta quello che si può definire un DJ Set di lusso, incurante del sole a perpendicolo sulla piazza antistante al palco. La performance è stata impeccabile anche se il retrogusto fine novanta/inizio millennio ha tolto all’esibizione lo stupore che produce la novità. Diverso il discorso dei Thievery Corporation, statunitensi anomali, grazie alla capacità di rubare (appunto) suoni di matrice diversa (bossa nova, raga indiani, reggae-dub ed elettronica) col fine di creare un unicum sonoro incantevole e di classe. Col passare del tempo il rock ( e l’impegno politico) ha fatto capolino tra i solchi dei loro dischi, diventando, più che una semplice influenza, un elemento guida, in particolare nelle performance dal vivo, dove l’utilizzo di una band vera e propria ha dato più corpo al suono. Nella precedente esibizione per No Borders
a Tarvisio, nel 2005, erano presenti alcuni scricchiolii nella esecuzione delle canzoni dal vivo, i quali davano al pur pregevole set una impressione di frammentarietà: passare dai DJ Set nei club ai concerti veri e propri non è cosa semplice. Questo (lieve) segno di incompiutezza non si è avvertito nel pomeriggio di domenica 21 luglio, in quanto il gruppo di Rob Gazra ed Eric Hilton è apparso come una rodata live band che ha evitato banalizzazioni e facili concessioni alle consuetudini del concerto dal vivo, mantenendo inalterato l’ intrinseco marchio di fabbrica Thievery Corporation. Il gruppo ha evidenziato una compattezza ed un tiro sorprendenti, fattori che hanno attenuato il turn over dei quattro cantanti al microfono che poteva provocare cali di tensione. A tenere saldo il sound una sezione ritmica al contempo solida e fantasiosa: la batteria di Jeff Franca ha rombato con precisione, le percussioni di Frank Orrall hanno dato colore al ritmo, mentre il solido basso di Dan Africano ha apportato rotonde inflessioni giamaicane. Dal canto suo Rob Myers ha dispensato sia spezie indiane con il suo sitar, sia elettricità con la chitarra. Dal vivo il suono perde le soffici cadenze dei dischi acquisendo grinta, ma mantiene quella eleganza di fondo che è da sempre la caratteristica del gruppo. Sono le sonorità giamaicane a dominare la scena, siano esse quelle aggressive del ragga-DJ Style, quelle melodiche del roots o quelle fluttuanti del dub, vera stella polare della band. Gazra fresco di permanente dirige l’orchestra da solo, vista la attuale (e speriamo momentanea) idiosincrasia di Hilton per i concerti, inondando il palco (ed i laghi) di suoni, campionamenti ed elettronica varia. Sono stati però i frontman a rendere comunicativa la musica e ad incitare un pubblico entusiasta. Ognuno di essi ha interpretato le varie facce del repertorio del gruppo di Washington D.C.: Laura Vall si è occupata del versante più pop e melodico; Racquel Jones, erede delle varie Tanya Stephens e Lady Saw, ha usato il sensuale registro tipico delle cantanti dell’isola verde; Notch ha interpretato l’anima roots- conscious della Giamaica, alla maniera delle ugole suadenti di Dennis Brown ed Errol Holt (per dirne due). A prendere la scena però è Mr.Lif, un vero Lion of Judah, che impugnando il microfono come fosse un gigantesco joint, ha distribuitoo rime conscious con foga urbana. Il rapper ha incarnato lo spirito militante del gruppo, incitando la folla con titoli programmatici come Fight to Survive o cantando una incendiaria Warning Shots che ha reso il palco di Fusine una bolgia, trasportandolo idealmente per un attimo nella Brixton fine anni settanta. A stemperare l’atmosfera ci ha pensato Laura Vall, minuta su tacchi vertiginosi, riportando il tutto sulle coordinate pop della splendida Lebanese Blonde, sugli struggimenti di Heaven’s Gonna Burn Your Eyes e sui vocalizzi di Satyam Shivam Sundaram, impreziosita dal sitar di Rob Myers. Non meno intensa è stata la statuaria Racquel Jones, che ha infuso sensualità e groove in brani come Originality e Letter to the Editor. Ma è stato Notch a portare la battuta in levare a livelli di intensità massimi con Amerimacka e, specialmente, The Richest Man in Babylon, veri inni accompagnati in coro da un pubblico rapito. La band ha ripercorso le varie fasi del repertorio soffermandosi anche sul primo epocale Sounds from the Thievery Hi Fi, estraendo dal cilindro 2001 Spliff Odyssey e Shaolin Satellite, due strumentali dall’andamento ondeggiante e sinuoso, che assieme a Facing East ed altri hanno fatto da gustoso sipario tra un vocalist e l’altro. In definitiva i Thievery Corporation hanno reso ancora più torrida l’atmosfera pomeridiana attraverso un giro del mondo sonoro (anche se il Brasile è stato un pò accantonato) che si è concluso ( ed ha concluso il tour europeo) con Sweet Tides, cantata da Laura Vall in un meraviglioso equilibrio tra indolenza ed intensità. Dolci maree appunto.
Daniele Paolitti per Instart 2024