Riley ha 13 anni viene mandata in un campeggio dove compete per essere accettata nella squadra di hockey del suo futuro liceo. Contemporaneamente il suo corpo e la sua mente entrano nella pubertà, così all’interno della sua testa Gioia, Tristezza, Rabbia e Disgusto e Paura si trovano a dover convivere con Ansia, Invidia, Imbarazzo, Noia e Nostalgia.
Un paio di considerazioni preliminari prima di addentrarci nella discussione vera e propria: Inside Out (Pete Docter, 2015) fu un film epocale non solo per avere vinto l’Oscar come Miglior Fillm d’Animazione l’anno successivo ma anche per aver portato un tema come la somministrazione di farmaci nell’infanzia, problema molto radicato negli Stati Uniti d’America, all’interno di un film d’animazione vale a dire all’interno di un genere che pregiudizialmente viene considerato per bambini; seconda considerazione: John Lasseter alla guida della Pixar, ai tempi del primo film, è stato sostituito dallo stesso Docter come copresidente e direttore creativo della compagnia, in seguito al movimento Me Too; va da sé che non abbia potuto occuparsi direttamente della regia e questo è un problema. Terza considerazione Bob Iger, appena insediatosi nuovamente come amministratore delegato della Disney, ha annunciato questo film appena un anno fa e si pensa che il tempo di sviluppo ne abbia risentito.
Ora il primo film era stato criticato da alcuni per un’eccessiva semplificazione dei meccanismi mentali che regolano l’agire di un bambino di otto anni e questa critica non viene accolta in toto dal recensore ma neanche totalmente respinta, e questo proprio in virtù della visione di questo secondo capitolo in quanto alcuni elementi che dovevano e potevano trovare spazio nel primo capitolo vengono effettivamente sviluppati e introdotti in questo secondo, spiegando così l’affermazione precedente del recensore. Ed ecco perché questo film è maggiormente ascrivibile come Inside Out 1.5 che Inside Out 2!
Che ci sia stato poco coraggio da parte della produzione ai tempi del primo film? Possibile. Ed è per questo che si consiglia vivamente la visione consequenziale dei due prodotti al fine di poter gustare pienamente le mille sfumature di questo unico grande viaggio all’interno della mente della psiche umana chiunque lo faccia non se ne pentirà.
© Nicola Bertone per instArt