Una grande ondata arcobaleno ha riempito ieri, sabato 8 giugno 2019, le vie e le piazze del centro cittadino di Trieste per partecipare al corteo del Fvg Pride: una folla di oltre 12 mila persone è partita dalla Stazione ferroviaria, in un percorso sulle tracce della memoria che è giunto infine in Piazza Unità, per riprendersi gli spazi pubblici negati da un’amministrazione che discrimina una parte della propria cittadinanza.

A comporre il corteo, una delle più gioiose e pacifiche manifestazioni che Trieste abbia ospitato, più di 70 associazioni e realtà del territorio, oltre a moltissimi singoli cittadini e famiglie che hanno voluto esprimere il proprio sostegno alla manifestazione con una concreta partecipazione. Ad aprire il corteo sono stati i membri del comitato organizzatore e le principali associazioni Lgbt+ del territorio, seguite da moltissime altre realtà di vario genere, con i loro striscioni e bandiere, alcune anche con carro a seguito (Agedo, Brass Band, Non una di meno, Acquolina, Anpi, Iota Assassina, Mediterranea, Cgil, Cobas, gli spezzoni studenteschi di Link e Udu, rappresentanze dalle università di Trieste e di Udine, Casa Internazionale delle Donne, Associazione Franco Basaglia, Consorzio italiano solidarietà Ics, Uaar, Amnesty International, Arci e molte altre).

Anche alcuni sindaci e assessori comunali (di Muggia, Pozzuolo, Aiello, Gradisca d’Isonzo, Cervignano) che hanno scelto di patrocinare il Pride hanno voluto sfilare in corteo in segno di sostegno, oltre al consigliere regionale Furio Honsell, che già da sindaco di Udine aveva partecipato al precedente Fvg Pride.

Dopo le varie tappe della memoria, con relative soste e discorsi per non dimenticare, il corteo è giunto nella piazza più bella e rappresentativa della città: qui si è tenuta l’ultima sosta della memoria, per ricordare l’inizio, con il discorso di Mussolini del ’38, di uno dei periodi più bui della storia italiana, e si sono succeduti i discorsi delle realtà aderenti alla manifestazione in italiano, sloveno e con traduzione simultanea nella lingua dei segni.

“In questa piazza, da dove furono annunciate le legge razziali, abbiamo la prova vivente di cosa vuol dire rinunciare alla Ragione per seguire l’uomo forte al comando. Ricordatevi cosa è successo in questa Regione negli ultimi anni – ha denunciato Antonella Nicosia, presidente del Comitato Fvg Pride e di Arcigay Arcobaleno Trieste e Gorizia onlus -. In questa piazza, per mesi, è stata negata dal Comune la sala matrimoni per celebrare le unioni civili e quando il tribunale ha ricordato la Costituzione, l’amministrazione ha ceduto ma con uno sfregio finale: cambiare il nome alla sala che ora si chiama Tergeste. Le persone Lgbt non sono state ben accette nel Comune, la casa che dovrebbe essere di tutt* i cittadini/e, ma invece può ospitare senza problemi i sodali di Casapound, come accaduto qualche settimana fa. Non abbiamo avuto il permesso di allestire il palco in questa piazza ma Dipiazza, per paura di un ricorso al TAR, ci voleva dare il contentino di Piazza Verdi. Ci dispiace Sindaco, porteremo la sua amministrazione in tribunale per le discriminazioni nei confronti di chi lei dovrebbe rappresentare. La Regione invece, per rispettare le promesse agli integralisti religiosi, ha tolto qualsiasi finanziamento al progetto A scuola per conoscerci, medaglia del Presidente della Repubblica, elogiato a livello bipartisan, che quest’anno celebra i dieci anni di attività. L’omofobia, la transfobia permea la nostra società, induce giovani al tentativo di o al suicidio, istiga e uccide. Chi non si oppone a questa violenza in particolare, come anche alla violenza di genere, è complice di quei fatti di cronaca che troppo spesso sentiamo”.

“L’essenza del fascismo – ha ribadito Francesco Bilotta di Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI – non è solo la negazione violenta di ogni libertà, ma la creazione di rapporti di superiorità che annullano la dignità della persona, la escludono perché diversa, differente. La razza, la religione, l’orientamento sessuale, l’identità di genere, le caratteristiche fisiche, i comportamenti sociali, ancora oggi sono ragioni per rendere le persone meno libere, per annientare intere esistenze, per escluderle dagli spazi pubblici, per ridurle al silenzio. La negazione di quel palco è la dimostrazione lampante che il fascismo non è consegnato alla storia. E non lo sarà finché ci sarà qualcuno a cui sarà negata la dignità e la libertà di autodeterminazione. Finché ci saranno persone escluse, cancellate dalla società. È questa convinzione – vorrei dire, questa esigenza irrinunciabile di liberazione – che ha spinto 50 anni fa le persone dello Stonewall Inn a ribellarsi alla polizia. È questa convinzione ad aver animato ogni Pride che in ogni parte del mondo. È questa convinzione che ci anima anche oggi. Il Pride oggi in Italia nel 2019 è un appello alla vigilanza. Un appello a tenere gli occhi aperti contro gli attacchi alla dignità e alla libertà di ogni tipo”.

Il monito è uno solo: “Dobbiamo recuperare l’umanità che via via stiamo perdendo prima che sia troppo tardi. Questo FVG Pride vuole essere un occasione per lottare assieme per la libertà e l’uguaglianza, contro l’oscurità”. E nel rammentare l’unione d’intenti con i Pride di Zagabria e Klagenfurt sotto il motto “3 prides, 3 cities, 3 countries, 1 message” è stato ricordato: “La lotta per i diritti delle persone non si ferma al confine di uno stato e assieme stiamo dimostrando che l’impegno per i diritti è trasversale e internazionale”.

Dopo il corteo si è aperta la festa, proseguita a Muggia con il Music Festival cui ha partecipato anche la madrina di Fvg Pride Elisa, e poi di nuovo a Trieste, al Mandracchio, per chiudere in bellezza una giornata entusiasmante. “Abbiamo passato mesi di notti insonni e energie tutte dedicate a questa giornata. Oggi siamo state ripagate totalmente. Grazie a tutt*, Trieste sei bellissima così colorata”, conclude Angela Cattaneo, presidente di Lune-Alfi.