FEDERICA MANZON TORNA NELLA CITTÀ IN CUI È NATA PER PRESENTARE IL SUO NUOVO ROMANZO, “ALMA” (FELTRINELLI) GIOVEDI’ 15 FEBBRAIO, ALLE 18, A PORDENONE, NEGLI SPAZI DELL’EX TIPOGRAFIA SAVIO LA SCRITTRICE DIALOGHERÀ CON IL CURATORE DEL FESTIVAL DEDICA CLAUDIO CATTARUZZA LETTURE A CURA DELL’ATTRICE CARLA MANZON
Torna nella città in cui è nata, Federica Manzon, per presentare il suo nuovo libro, “Alma” (Feltrinelli editore), giovedì 15 febbraio, alle 18, negli spazi dell’ex Tipografia Savio di Pordenone. La serata è organizzata in collaborazione fra l’associazione culturale Thesis/Dedica Incontra e il Circolo della cultura e delle arti cittadino; la scrittrice dialogherà con il curatore del festival Dedica Claudio Cattaruzza e l’attrice Carla Manzon curerà alcune letture tratte dal romanzo.
Federica Manzon, che oggi vive fra Milano e Trieste, ha esordito nel 2008 con il romanzo “Come si dice addio” al quale sono seguiti “Di fama e di sventura” (2011), con cui ha vinto il Premio Rapallo Carige per la Letteratura femminile e il Premio Campiello Selezione Giuria dei Letterati, “La nostalgia degli altri” (2017) e “Il bosco del confine” (2020). Ha inoltre curato l’antologia “I mari di Trieste” (2015). Dopo un’esperienza come editor della narrativa straniera in Mondadori e come responsabile della didattica per la Scuola Holden di Torino, è attualmente direttrice editoriale della casa editrice Guanda.
Nel suo nuovo romanzo, accolto dalla critica con recensioni entusiastiche, la storia personale e la guerra dei Balcani si fondono in una vicenda che porta con sé riflessioni profonde e interrogativi sulle relazioni, sull’identità e sul rapporto con il passato…Racconta di Alma e del suo ritorno a Trieste che dura tre giorni. Dalla città Alma era fuggita per rifarsi una vita lontano e ora vi è tornata per raccogliere l’imprevista eredità di suo padre. Un uomo senza radici che odiava il culto del passato e i suoi lasciti, un padre pieno di fascino ma sfuggente, che andava e veniva al di là del confine, senza che si potesse sapere che lavoro facesse là nell’isola, all’ombra del maresciallo Tito “occhi di vipera”.
A Trieste Alma ritrova una mappa dimenticata della sua vita. Ritrova la bella casa nel viale dei platani, dove ha trascorso l’infanzia grazie ai nonni materni, custodi della tradizione mitteleuropea, dei caffè colti e mondani, distante anni luce dal disordine chiassoso di casa sua, “dove le persone entravano e se ne andavano, e pareva che i vestiti non fossero mai stati tolti dalle valigie”. Ritrova la casa sul Carso, dove si sono trasferiti all’improvviso e dove è arrivato Vili, figlio di due intellettuali di Belgrado amici di suo padre. Adesso è proprio dalle mani di Vili, che è stato “un fratello, un amico, un antagonista”, che Alma deve ricevere l’eredità del padre. Ma Vili è l’ultima persona che vorrebbe rivedere. I tre giorni culminanti con la Pasqua ortodossa diventano così lo spartiacque tra ciò che è stato e non potrà più tornare – l’infanzia, la libertà, la Jugoslavia del padre, l’aria seducente respirata all’ombra del confine – e quello che sarà. Oltre che un viaggio fisico, quello di Alma sarà dunque anche un percorso che la immerge nel passato e che, soprattutto, la costringe a fare i conti con una città che ora le ha regalato felicità e ora l’ha schiacciata sotto il peso dell’aspettativa, rendendo il rapporto con le radici tanto caro a Federica Manzon tutt’altro che facile.
Ingresso libero, fino a esaurimento dei posti. info: www.dedicafestival.it
comunicato stampa