Messo in scena per la prima volta nel 2012 al Teatro della Comédie-Française, “Quel che io chiamo oblio” diviene spettacolo anche in Italia e arriva al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia il 27 e 28 febbraio alla Sala Bartoli nell’ambito delle proposte di “Scena contemporanea”. A dare voce al testo di Laurent Mauvignier è un attore di rara sensibilità e potenza come Vincenzo Pirrotta, guidato dalla regia di un maestro del teatro e del cinema, come Roberto Andò.
Nato a Tours nel 1967, Laurent Mauvignier è uno degli scrittori francesi più apprezzati dal pubblico e dalla critica. Ha all’attivo sette romanzi, tra i quali “Apprendre à finir” (Prix Wepler e Prix Inter) e “Dans al foule” (Prix Fnac).
«Due anni fa ho letto il testo di Laurent Mauvignier – racconta il regista Roberto Andò – e ho pensato subito che era scritto in una lingua vocata al teatro. “Storia di un oblio” è un canto a più voci, ma è concepito per una sola voce. Un canto che Vincenzo Pirrotta intona a nome di ognuno di noi, conducendoci in quella zona dolorosa e opaca in cui ogni essere umano è destinato a sparire e a essere dimenticato. La scrittura di Mauvignier circoscrive luoghi indicibili dell’esperienza, quei luoghi della memoria o della coscienza che resistono alle parole. A questa resistenza Mauvignier contrappone l’esattezza della parola, li suo potere evocativo e catartico.
Mi è sembrato che “Storia di un oblio” fosse un testo che oggi potesse trovare un senso speciale presso il pubblico teatrale. Dopotutto il teatro è da sempre racconto di una esperienza, anche della più oscura e irraccontabile, come appunto è oscura e irraccontabile l’incongrua uccisione di un uomo da parte di quattro vigilanti e li tentativo di restituirle un senso da parte di chi resta. La parola di Mauvignier sfida l’indulgenza dell’autocoscienza e la retorica sentimentalistica della cronaca a buon mercato, riuscendo a dar voce alla sofferenza e alla solitudine che segna la vita delle persone».
Il testo racconta di un uomo che entra in un supermercato in un grande centro commerciale. Ruba una lattina di birra e viene bloccato da quattro addetti alla sicurezza che lo trascinano nel magazzino e lo ammazzano di botte. Questo scarno fatto di cronaca diventa un lungo racconto, una sola frase che ricostruisce la mezz’ora in cui è insensatamente raccolta la tragica fine di un uomo. Teso quasi allo spasimo nel resoconto minuzioso di una morte assurda, il flusso di parole raduna impercettibilmente tutti i temi cari a Mauvignier. E torna così il suo sguardo purissimo su un universo di “umili” che la scrittura rigorosissima accoglie senza una briciola di retorica, senza un’ombra di furbizia. Raro, oggi, nel trionfo dei format narrativi nei quali la realtà diventa un reality, uno stile così impeccabilmente morale, una prosa così pudica e vera. “Quel che io chiamo oblio” è il titolo originale di questo monologo, scritto in un’unica frase, senza un vero inizio, senza una vera fine, senza punteggiatura ma con una prosa perfetta che in un crescendo emozionante risveglia nel pubblico sentimenti di pietà e indignazione».
“Storia di un oblio” va in scena alla Sala Bartoli solo il 27 e 28 febbraio, rispettivamente alle ore 19.30 e alle 21. I biglietti sono disponibili alla Biglietteria del Politeama Rossetti e nei circuiti consueti del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: www.ilrossetti.vivaticket.it Informazioni sul sito www.ilrossetti.it e 040.3593511.
STORIA DI UN OBLIO
di Laurent Mauvignier
traduzione Yasmina Melaouah
regia Roberto Andò
con Vincenzo Pirrotta
regista assistente Luca Bargagna
suono e luci Michele Lavagna
organizzazione e distribuzione Massimo Tamalio
Comunicato Stampa