Conosciuta sul territorio per la vivacità progettuale e per la lungimiranza nelle scelte artistiche, l’associazione Quarantasettezeroquattro guarda al 2025, anno della Capitale Europea della Cultura Nova Gorica–Gorizia, come punto di arrivo, e di svolta, di un percorso che, quest’anno, ha segnato un importante traguardo, il 15° anno dalla costituzione.

 

Ed è proprio per raccontare parte delle progettualità che sta sviluppando nel percorso di avvicinamento a quell’importante data che, il 19 luglio, ha chiamato a raccolta i partner e sostenitori a cui ha illustrato le produzioni realizzate di recente, e quelle in cantiere; tutte incentrate sul tema del “Confine” e fruibili in doppia lingua, italiano e sloveno. «Oggi presentiamo tre progetti su cui stiamo lavorando da tempo. Uno di questi è già stato completato e messo in scena in occasione di un’anteprima (“Orfana la mia città”), gli altri due sono in fase di realizzazione e debutteranno a breve», ha spiegato Alessandro Cattunar, presidente di 47|04, in occasione della conferenza stampa, ospitata dalla sala Bianca del Comune di Gorizia. Un appuntamento al quale erano presenti anche Miriam Paschini e Gioele Peressini, sempre di Quarantasettezeroquattro, assieme a Fabrizio Oreti, assessore alla Cultura del Comune di Gorizia; Franco Perazza, ex direttore del Centro di salute mentale di Gorizia; Sara Fantin, della cooperativa la Collina; e Kristina Furlan, di Goriški Muzej.
«La nostra realtà nasce nel 2009 con l’obiettivo di promuovere progetti transfrontalieri, la cultura e la conoscenza storica del territorio, attraverso diversi linguaggi, come quelli del teatro, del cinema, ma anche degli audiovisivi e della multimedialità. In questi anni – ha continuato Cattunar – abbiamo lavorato molto in tale direzione, con nuove produzioni, molte attività a livello educativo e culturale. Il 2025 rappresenta, dunque, un punto di arrivo e di svolta che ci consente di dare maggiore slancio a quella che, per noi, è una progettualità di lunga data. La Capitale Europea della Cultura è l’occasione migliore per mettere in campo tutta la nostra professionalità nell’ambito dell’ibridazione fra i linguaggi. L’avvicinamento al 2025 ci sta consentendo per raccontare, ancora di più, Gorizia, la sua storia, il territorio, la società, le comunità che vivono in quest’area, attraverso delle nuove produzioni che mescolano i linguaggi artistici. Pensiamo che questi tre lavori rappresentino bene i punti chiave della storia della città per quanto riguarda il suo rapporto con i confini (fisici e non). Tre performance che fanno riflettere a fondo sulle radici storiche del capoluogo e sulla sua particolarità, usando, in modo innovativo e interessante, i linguaggi del contemporaneo». Attraverso queste performance, infatti, Quarantasettezeroquattro ha raccontato e racconterà le vicende complesse del capoluogo giuliano, testimone di una storia a tratti tragica e dolorosa. Una città dalle molte anime, dalle molte lingue e culture, capaci di coesistere e convivere. Un melting pot unico che sarà raccontato attraverso le nuove tecnologie (come in “Gorizia Cold Case”, il cui debutto è previsto per il 28 agosto dalle 16, da giardino Farber, Sinagoga, via Ascoli, nell’ambito della nuova edizione di In\Visible Cities); la danza e la musica (protagoniste di “Brucia, Prigione, Brucia!” in prima assoluta, il 31 agosto, alle 19, al Parco Basaglia, nell’ambito della nuova edizione di In\Visible Cities); o esperienze di “realtà aumentata” (è il caso di “Orfana la mia città”). Da citare inoltre, sempre parte di questo “filone” di produzione, “Esercizi di Rivoluzione” (2022) che fa vivere lo spettatore in un mondo fatto di stimoli testuali e sonori. La performance, realizzata da Quarantasettezeroquattro, in collaborazione con Cooperativa la Collina, è il nucleo da cui si è tratta ispirazione per il nuovo e già citato “Brucia, Prigione, Brucia!” e verrà riproposta al pubblico anche nei prossimi mesi.

 

«Gorizia e il territorio hanno il dovere di raccontare le tante e diverse “storie della storia” che dimostrano certamente la complessità in merito a ciò che ha segnato la vita di tanti uomini e donne. Contestualmente è una occasione per evidenziare la specificità e unicità di fatti e situazioni che sono avvenuti sulle nostre terre. Queste produzioni permetteranno di evidenziare tutto ciò in un contesto dal respiro internazionale a pochi mesi da Nova Gorica e Gorizia Capitale della Cultura Europea», ha commentato Fabrizio Oreti, assessore alla cultura del comune di Gorizia.

 

Franco Perazza, ex direttore del Centro di salute mentale di Gorizia, da anni impegnato per la valorizzazione del parco Basaglia e della storia che lo ha caratterizzato, è stato consulente scientifico per la realizzazione di “Esercizi di rivoluzione” e “Brucia, prigione, brucia”!, intervenendo in conferenza stampa ha sottolineato: «Che il Parco Basaglia sia un giacimento culturale di enorme valore è ormai evidente a tutti. Luogo simbolo per antonomasia dell’abbattimento di muri, dell’attraversamento dei confini, del superamento dei pregiudizi, della valorizzazione delle diversità. Utopia che si fa realtà, dove l’impossibile diventa possibile. E tuttavia manca ancora un reale e concreto impegno per riportare la vita nel parco, riconsegnarlo alle persone, farne definitivamente un parco culturale transfrontaliero, come ormai viene chiamato, capace di tenere assieme in modo intelligente le sue molteplici identità: sanitaria, sociale, ambientale, turistica, inclusiva. Prezioso e indispensabile, dunque, per raccontare il parco è l’utilizzo di tutti i linguaggi che il vocabolario dell’arte mette a disposizione, sia nelle sue forme classiche che in quelle più innovative, come fa l’associazione Quarantasettezeroquattro che ringrazio per gli eventi di grande livello artistico e culturale con cui anima il Parco ormai da molti anni».

 

A prendere parola anche Sara Fantin, della Cooperativa sociale la Collina, è ricercatrice e archivista. Il lavoro suo, e dei suoi colleghi, ha permesso, negli ultimi anni, di riordinare, inventariare e rendere disponibile ai ricercatori l’archivio dell’ex Ospedale psichiatrico, dalla sua fondazione fino al 1978, anno della chiusura (e della legge 180): «L’archivio dell’OPP non è solo un tesoro inestimabile per gli storici, né è rivolto solo al passato: parla anche di oggi, di noi, continuamente. Raccontare un archivio è una sfida, così come trovare le persone giuste che sappiano farlo, ma quando questo accade il nostro lavoro diventa una chiave per aprire porte chiuse da decenni, per viaggiare nel tempo, per riascoltare voci prima mute e, finalmente, dialogare con loro».

 

Nell’ottica della Capitale Europea della Cultura, Quarantasettezeroquattro e Goriški muzej, condividono un’ampia progettualità volta a favorire la conoscenza della storia dell’area di confine attraverso esposizioni, installazioni, percorsi multimediali e performance collegati tra di loro. Grazie al lavoro di Kristina Furlan, David Kožuh e Rok Bavčar, in questi mesi Goriški muzej sta collaborando alla realizzazione di “Gorizia cold case”, offrendo consulenza storica e curando la traduzione della performance in sloveno. In merito Kristina Furlan ha precisato: «Anche nel Museo sul confine curato dal Goriški muzej mostriamo ai visitatori come il confine ha influenzato gli abitanti di questa zona, come ha segnato la vita quotidiana delle persone. Siamo felici che, grazie ai progetti ai quali collaboriamo, stiamo ampliando questi contenuti con nuovi modi di raccontare la storia della frontiera, modalità che siano più vicine anche ai giovani, perché è importante che la conoscenza della storia si apra a tutte le generazioni».

 

Comunicato stampa