Tutti lo stiamo aspettando in corte Morpurgo a Udine. Curiosi di ascoltare questo nuovo talento italiano della chitarra internazionale e perché no, mondiale. Attesa premiata da un concerto dove Matteo Mancuso lascia a bocca aperta per la gentilezza con la quale libra le sue 4 dita sulla tastiera e le altre 5 della mano destra sulle 6 corde, alternando accordi con aperture armoniche dall’impatto sonoro dolce e avvolgente a power chords e scale di ogni tipo suonate in tutta l’estensione dei suoi 22 o forse 24 tasti (non li ho contati), senza tralasciare accordature armoniche varie e giochi tra selettore pick-up e manopole volume e tone. Mancuso ha un gusto sublime nel tocco, nei bending, hammer-on, pull-off, vibrato e double stop e soprattuto nell’impressionante pulizia, velocità e precisione esecutiva. Le sonorità sono spesso tipiche del fusion con divagazioni hard rock a volte quasi metal. Certe sonorità ricordano Pat Metheney o Eric Johnson, ma non trovo giusto paragonare il suo modo di suonare a nessuno, perché veramente Mancuso spiazza per la sua libertà espressiva e la totale assenza di sbavature o interventi non appropriati sui giri armonici perfettamente orchestrati dalla sezione ritmica basso batteria che lo accompagnano sul palco. Stupisce sicuramente la giovane età del trio ed il feeling che si respira tra i tre protagonisti di questa indimenticabile serata di talento musicale. Cambi di ritmo armonico, sospensioni, tempi in continua evoluzione dove i tre Palermitani spaziano in perfetta sincronia a livelli altissimi. Non nascondo che secondo il mio modesto parere il livello di Mancuso si stacchi un po’ da quello dei suoi compagni sul palco, ma il corpo generale che arriva è di altissimo livello. Su qualche brano il mix sonoro con basso a volte troppo presente e rullante inscatolato nelle medie frequenze rovinano un po’ l’estetica sonora globale, ma sono veramente attimi. Il concerto è un viaggio tra cover di Weather Report, Jaco Pastorius, John McLaughlin e brani originali del Trio dove il chitarrista prodigio fa sfoggio della sua bravura senza mai sfociare nell’autocelebrazione. Alla fine del concerto Mancuso va anche al banchetto dei cd per ricevere i complimenti, strette di mano e rilasciare autografi sui suoi cd che vanno a ruba. Non stupisce il fatto che questo giovane talento abbia già fatto breccia nelle più alte vette delle 6 corde, per la sua indiscutibile bravura, la sua semplicità e umiltà che sicuramente si riflette nel suo modo di suonare, atteggiamento educato nei confronti dei suoi compagni sul palco e del pubblico che lo ascolta. Un segno di speranza per la rinascita di stili, modi e talenti che forse riporteranno la musica sui binari creativi che si stanno un po’ perdendo di vista. Speriamo in una contaminazione giovanile di questo livello anche in altri ambiti per poter riascoltare nuove proposte musicali che ci lascino a bocca aperta come ha fatto questo trio a Udine.
Grazie a Matteo Mancuso e compagni di viaggio per la splendida performance di talento e musica e grazie a Udin&Jazz per averci dato la possibilità di raccontarvi l’evento e tutti pronti per i prossimi appuntamenti per la chiusura della manifestazione.

© Massimo Cum per instArt
foto © Angelo Salvin